Il Draghi bis si allontana, con o senza il M5s, e la legislatura appare sempre più in bilico. I partiti hanno ancora quattro giorni per trattare e rimettere insieme i pezzi della crisi che si è aperta con il non voto di fiducia del Movimento al Senato ma si tratta di un'impresa in salita.

Intanto il Movimento 5 Stelle è attraversato da profonde tensioni e da un forte scontro interno sull’ipotesi di ritirare la delegazione dei ministri. Uno scenario che avanza ma non c’è consenso unanime. Regna il caos insomma, ed è prevedibile una nuova spaccatura nel partito guidato da Giuseppe Conte

Salvini e Berlusconi chiudono a qualsiasi ipotesi di poter continuare a sedere insieme ai 5S nell'esecutivo e si dicono pronti a nuove elezioni, anche se i forzisti lavorano per un bis di Draghi senza pentastellati. Il Pd, che continua a sperare in un ripensamento di Draghi, resta convinto che "formato e perimetro" della maggioranza debbano rimanere inalterati. Mentre i centristi chiedono a gran voce un Draghi bis senza M5S, con tanto di petizione online lanciata da Italia Viva.

Se queste sono le "premesse", osserva il sottosegretario a Palazzo Chigi Bruno Tabacci, "la legislatura è finita". Il leghista Giancarlo Giorgetti ammette che "le squadre sono ormai stanche" e che la "partita sia difficile da sbloccare" ma spera: "Possibile un gol ai supplementari".

La scelta di Draghi appare ai più definitiva, come hanno mostrato le parole scelte per annunciare le dimissioni ai suoi ministri e poi congelate dal Colle. Le pressioni di Mattarella, dei partiti e delle cancellerie europee per ora non lo scalfiscono.

Durissimo l’attacco di Luigi Di Maio a Conte: “Il M5S non c’è più, ora si chiama il partito di Conte, è un partito padronale che ha deciso di anteporre le proprie bandierine alla sicurezza e all'unità nazionale”, ha detto. “Se da mercoledì andiamo in ordinaria amministrazione non potremo fare quasi più nulla di ciò che serve per superare la crisi economica. Parlo del decreto di 15 miliardi contro il caro bollette. Non abbiamo i poteri per fare la legge di bilancio e andremo in esercizio provvisorio. Non abbiamo più il potere negoziale ai tavoli internazionali per ottenere il tetto ai prezzi del gas. È da irresponsabili non capirlo”.

Sul versante internazionale Mosca corregge il tiro dopo l’ironia di ieri di Medvedev. “Gli sviluppi politici a Roma sono un affare interno italiano. Noi auguriamo all'Italia tutto il bene possibile, e di riuscire a superare i problemi creati dai precedenti governi. Noi vogliamo avere buoni rapporti con l'Italia”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. “Non solo i responsabili, ma la maggioranza del popolo russo - ha aggiunto la portavoce – considerano l'Italia come un buon partner. Abbiamo molte cose in comune, e obiettivi comuni".

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Di seguito tutti gli aggiornamenti sulla crisi di governo di ora in ora

Giorgetti: “Avanti solo con forze capaci di dire sì”

"Quello di cui ha bisogno l'Italia è una classe politica che sia capace di dire 'sì' anche davanti a scelte impegnative che non portano immediato consenso". Così il ministro Giorgetti in videocollegamento con la Festa Uil a Cesenatico. "In zona Cesarini come ai supplementari si può sempre segnare ma solo se si riesce a costruire un Governo che sappia dire dei sì davanti a scelte impegnative. Se dobbiamo mettere in piedi un Governo bloccato da veti reciproci francamente anche no, non serve a nessuno. Penso che nel tempo che abbiamo da qui a mercoledì nessuno si tiri indietro ma con chi dice 'no' non perdiamo altro tempo".

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Tabacci: “Non vedo speranze per mercoledì”

"Nei prossimi giorni si ballerà ancora di più perché è chiaro che l'Italia non può permettersi di sacrificare Draghi per una operazione sostanzialmente incomprensibile" che "non si spiega con il termovalorizzatore di Roma. Ora si guarda a mercoledì, ma non so con quali speranze si possa guardare a mercoledì, perché se queste sono le premesse la legislatura si chiude". Così il sottosegretario Bruno Tabacci, presidente di Cd, al congresso del Psi. "La prospettiva a cui si va incontro è molto delicata: affidare il Paese a una 'destra destra'", "le conseguenze di una crisi aperta in questo modo saranno molto gravi per il nostro Paese".

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Orlando: “Chiesto a Draghi di ripensarci”

"La mia posizione è sempre stata quella di Draghi, al quale abbiamo rinnovato la nostra fiducia e il nostro sostegno e al quale abbiamo chiesto se ci sono le condizioni per ripensare la scelta che fino a qui pare aver compiuto". Lo ha ribadito il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd).

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Di Maio: “Se Conte ritira i ministri è finita”

"Se Conte ritira i ministri dal governo Draghi di fatto si va allo scioglimento delle Camere, non ci sarà nessuna possibilità di mandare avanti il governo. Io lo voglio dire ai cittadini molto chiaramente: questa crisi avrà effetti pesanti".  Lo ha dichiarata Luigi Di Maio al Tg3.

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Meloni: “La crisi non rientrerà”

"Dubito che la crisi rientrerà. Mario Draghi capisce che da qui alla fine della legislatura le cose possono solo peggiorare, conosce bene l'attuale condizione economica dell'Italia (anche grazie all'azione del suo governo) e penso possa preferire passare la mano adesso invece che in autunno, quando la realtà striderebbe con il racconto di Draghi salvatore". Lo ha detto la leader di Fdi Giorgia Meloni.

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Speranza: “Auspico che il governo vada avanti con M5S”

"Il nostro auspico" e' che anche il M5s faccia parte della maggioranza che sostiene Mario Draghi. Lo ha detto il ministro della Salute Robetto Speranza a margine del congresso del Psi. Speranza ha definito il non voto del Movimento ieri al Senato sulla fiducia sul dl aiuti "un errore" ma ha aggiunto che si è trattato di "una scelta di merito legata all'inceneritore di Roma". Quindi, "è giustissimo il passaggio parlamentare" per una verifica. A chi gli chiede se è ipotizzabile un Draghi bis senza M5s, Speranza risponde: "Mi pare che Draghi sia stato molto chiaro e che la sua posizione vada rispettata".

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Petizione online di Italia Viva: “Draghi resti a Palazzo Chigi”

I principali esponenti di Italia Viva, da Renzi a Boschi, stanno rilanciando sui social una petizione online che chiede a Mario Draghi di restare alla guida del governo.

“Siamo cittadini sconvolti dalla decisione dei grillini di far dimettere Mario Draghi da presidente del Consiglio. Ci sembra una scelta assurda e contro gli interessi degli italiani. specie in un momento così delicato a livello internazionale”, si legge nel testo.

Quindi si chiede a Draghi di “tornare a Palazzo Chigi con un programma chiaro su pochi punti da comunicare in Parlamento, senza ulteriori trattative con le forze di maggioranza e con un governo di persone di sua stretta fiducia”.

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Governo “avanti con il piano anti-crisi”

Anche a fronte del possibile addio definitivo di Mario Draghi al governo, a quanto si apprende da fonti dell'esecutivo, si andrà avanti sul nuovo decreto anti-crisi, un provvedimento definito "corposo" dallo stesso premier durante l'ultima conferenza stampa insieme al ministro del Lavoro Andrea Orlando e al collega, titolare dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Proseguiranno, al contempo, anche i confronti con le parti sociali: il 20 e il 21 luglio sono attese altre associazioni a Palazzo Chigi.

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Lega- Forza Italia: “Non temiamo le elezioni”

"Ascolteremo con rispetto e attenzione le considerazioni del Presidente Mario Draghi, che ha reagito con comprensibile fermezza di fronte a irresponsabilità, ritardi e voti contrari. Il centrodestra di governo continuerà a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani". E' quanto si legge in una nota congiunta della Lega e di Forza Italia diffusa al termine di una telefonata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. I due affermano anche che ormai “non è più possibile contare sui 5S”.

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Fonti M5S: “Conte non ha chiesto le dimissioni dei ministri”

In mattinata c'è stato un confronto tra Giuseppe Conte e la delegazione del M5s al governo sullacomplessità della situazione. Lo fanno sapere fonti del M5s, spiegando che il confronto ha ribadito l'unità e la compattezza del Movimento. Rispetto ad alcune ricostruzioni apparse sugli organi di stampa, viene aggiunto, si smentisce che il presidente Conte abbia chiesto le dimissioni dei ministri.

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D’Incà contro la linea dura: “No al ritiro dei ministri”

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, a quanto si apprende, nelle riunioni delle ultime ore con Giuseppe Conte e i vertici del M5s ha esplicitato il proprio dissenso verso la linea dura emersa nel partito. D'Incà avrebbe chiarito di non condividere la posizione di chi nel Movimento vorrebbe il ritiro dei ministri e, quindi, il tramonto definitivo anche dell'ipotesi di un nuovo sostegno al premier Mario Draghi. Un dissenso, avrebbe spiegato, dovuto alla preoccupazione per il Paese, per le sorti del Pnrr e per le conseguenze europee.

(Unioneonline/L)

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