Una "clamorosa bocciatura" che, invece, viene "esibita come un trofeo" politico.

È questo il duro giudizio dei Riformatori dopo la sentenza con cui la Corte Costituzionale ha riconosciuto l'Agenzia sarda delle entrate (l'Ase, istituita nel 2016 con la legge regionale 25), accogliendo solo in parte il ricorso presentato dal Governo.

Un pronunciamento definito dal governatore Francesco Pigliaru e dall'assessore al Bilancio, Raffaele Paci, "molto favorevole" e che ha trovato il plauso anche del segretario del Partito dei sardi, Franciscu Sedda.

Di tutt'altro avviso, però, i Riformatori, secondo cui "il vero cuore della legge era costituito dalla previsione che le entrate di spettanza della Regione dovessero affluire direttamente all’Ase e che poi da lì fossero riversate nelle casse della Regione. Questo specifico punto, ove entrato effettivamente in vigore, avrebbe rappresentato una vera e propria rivoluzione tributaria e fiscale".

Invece, prosegue una nota, "la Corte ha detto in sostanza che l’Ase può controllare l’andamento dei tributi ma ha bocciato 'l'arrosto', cioè il trasferimento della raccolta tributaria dallo Stato alla Regione".

Di qui il biasimo nei confronti di giunta e partiti politici che hanno salutato la sentenza con soddisfazione.

Al contrario, conclude il comunicato dei Riformatori, "ci si aspetterebbe che i proponenti si cospargessero il capo di cenere, anziché i proclami trionfali del Presidente e dell'assessore Paci, forse il maggior responsabile di questa farsa".

(Redazione Online/l.f.)

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