I l pubblico, silenziosamente raccolto nel confortevole alveare del Teatro Lirico di Cagliari, non poté fare a meno di sussultare quando, all'improvviso, il tacco di una scarpa del soprano Mirella Freni si incastrò in un'intercapedine del palco. Con grande professionalità, lei non smise di esibirsi. Si appoggiò al braccio del suo compagno - il russo Nicolai Ghiaurov - e continuò a cantare.

Era il 12 gennaio del 1995, lo spettacolo era quasi terminato e i protagonisti di quel recital d'eccezione stavano premiando l'entusiasmo del pubblico cagliaritano con una lunga serie di bis. Fra questi: “O mio babbino caro” e il duetto “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart sollecitato (anzi, preteso) dal pubblico che urlava: “Ancora! Ancora!” E, poi: “Insieme! Insieme!”.

Venticinque anni non sono bastati a cancellare quell'emozione dalla mente di chi ebbe la fortuna di viverla. E, a dire il vero, non sono nemmeno riusciti ad affievolirla!

«Eravate fatti per stare insieme», disse Karajan a Mirella Freni e Nicolai Ghiaurov quando seppe che i due avevano deciso di diventare compagni di vita, oltre che di palcoscenico. Lo raccontò la stessa Freni alla giornalista Maria Paola Masala in una lunga intervista apparsa su questo giornale. E con umiltà aggiunse: «Ormai trovo temibile qualunque teatro perché so che il pubblico si aspetta il massimo da me e non so se sarò in grado di darlo».

Mirella Freni debuttò il 3 febbraio del 1955 e, quando si esibì al Teatro Lirico di Cagliari, dimostrava molti meno dei sessant'anni che aveva. Era una diva e poteva permettersi il privilegio di chiamare Pavarotti “Luciano”.

Le loro madri - entrambe operaie alla Manifattura tabacchi - erano solite affidare i loro pargoli alla medesima balia il cui latte - scrissero molti giornali - doveva avere qualcosa di magico perché sia la Freni che Pavarotti, dopo averlo bevuto, divennero cantanti straordinari.
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