C agliari, 1980. Un bambino di quattro anni e i suoi genitori si stanno recando in visita da una coppia di amici che abitano in una zona elegante della città e vantano un appartamento con tappeti persiani e lampadari in vetro di Murano. Non possono avere bambini: ma, in compenso, vanno spesso a Parigi e coltivano con passione un gran numero di hobby.

Al mondo esistono bambini disciplinati, bambini vivaci, bambini molto vivaci e bambini vivacissimi. Poi ci sono quelli estremamente esuberanti: avidi di vita, spontanei fino all'inverosimile, esasperatamente sensibili e tremendamente affettuosi. Questi, oltre che la gioia dei loro genitori, sono anche - un po' - il loro incubo. Soprattutto quando si va in visita a casa di amici che non hanno bambini e abitano nel silenzio, con la filodiffusione in sottofondo a trasmettere le sonate di Scarlatti.

«Mi raccomando: non salire sui divani con le scarpe, non toccare niente, non aprire i mobili e se devi andare al bagno domanda il permesso ai padroni di casa. Siamo intesi»?

«Siamo intesi mamma».

Per fortuna gli amici hanno un gatto.

«Posso rimanere qui a giocare con Felix»?, chiede il bambino. E, così, gli viene garantito il permesso di restare da solo, nello studio, con il piccolo animale mentre gli altri conversano nella stanza accanto.

Tutto fila liscio. Fino a che il bambino vede su un grande tavolo un meraviglioso puzzle da 5.000 pezzi che, composto alla perfezione, raffigura un acquario. Il bambino non ha idea che occorrano mesi di dedizione per realizzarlo. Pensa che, se lui lo disferà, potrà ricomporlo prima che qualcuno se ne accorga.

Le cose, però, non vanno così e nella memoria del bambino sono rimasti impressi a fuoco i volti di tutti che, in silenzio, lo guardavano allibiti: perché le parole - se fossero uscite dalla bocca - sarebbero state urla.

«Come hai potuto fare una cosa del genere»? - gli domandavano in silenzio quelle labbra mute e strette dal disappunto.
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