P er il rotto della cuffia Paolo Truzzu è il nuovo sindaco di Cagliari. Un pugno di voti in più gli ha consentito di battere la validissima Francesca Ghirra e marcare l'unico, vero dato saliente di questa tornata amministrativa: dopo otto anni è finita l'era Zedda nel capoluogo della Sardegna.

Qualcuno potrà sostenere che Cagliari è tornata alla sua vocazione di città del centrodestra, ricorderà che prima di Zedda a sinistra c'era stata solo il lampo della giunta socialista di Dal Cortivo. Ma saremmo davvero fuori strada se considerassimo l'epoca Zedda un accidenti della storia cagliaritana. Non è stata solo una parentesi bensì un'importante esperienza di governo, positiva pur nei suoi limiti, che lascerà le sue tracce.

Nel fare un'analisi del voto parto da qui perché voglio proporre alcune riflessioni certamente fuori moda in tempi in cui si reclama il cambiamento ad ogni costo (senza poi verificarne gli effettivi risultati) e si valuta spesso la bontà delle azioni politiche sulla base di un selfie più o meno riuscito. Dico ciò nella speranza che sarà il buonsenso la bussola di Truzzu. Non tanto e non solo per il rispetto dovuto a quella parte dell'elettorato che non lo ha scelto, ma perché ritengo sempre istruttiva la storiella del bambino gettato via assieme all'acqua sporca della vasca. Fuor di metafora e tanto per essere chiari: non vorrei che per furore ideologico o, peggio, inutile e provinciale spirito di rivalsa, la nuova giunta cancellasse ciò che di buono ha costruito chi l'ha preceduta. (...)

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