I l popolo ha votato, viva il popolo! Questa è la sintesi delle elezioni in un sistema rappresentativo. La formula comincia a sollevare qualche perplessità, soprattutto da quando uno stile comunicativo ispirato al populismo domina sempre più la scena politica, motivo per cui serpeggia la sensazione che si possano persino mettere in discussione una conquista garantita da quasi un secolo in tutti i paesi sinceramente democratici: il riconoscimento universale del diritto di voto.

La giustificazione per un ripensamento critico risiede nel pur semplicistico ragionamento di ritenere che ogni cittadino possa sostenere chiunque voglia, purché l'esito garantisca degli effetti e delle politiche non ingannevoli. Si tratta di una richiesta giuridicamente irricevibile e soprattutto formalmente anticostituzionale, sebbene non pochi opinionisti abbiano recentemente espresso la più completa esasperazione nei confronti di una democrazia iper-rappresentativa. Dunque, il diritto di voto, uguale e libero, la tipica conquista della moderna democrazia, viene accusato di aver avvelenato la democrazia a causa di un eccesso di rappresentanza.

L'eccesso consisterebbe nel non verificare adeguatamente le proposte politiche offerte dai diversi schieramenti e dai leader, i quali, a loro volta, per acquisire il consenso tendono a identificarsi con i bisogni più radicali ed estremi espressi dall'elettorato. Ne scaturisce una combinazione che contrasta con le regole che disciplinano l'ordinata amministrazione di uno stato e l'efficiente gestione dei conti pubblici. (...)

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