I l Comitato interministeriale per gli affari europei, costituito ad hoc dal Governo per la stesura del Recovery Fund da presentare alla Commissione Ue e che si riunisce in questa prima fase con la regia del ministro agli Affari europei Enzo Amendola, sta lavorando sodo. Deve elaborare il quadro complessivo dei provvedimenti che s'intendono adottare per la spesa dei 209 miliardi di euro riservati all'Italia dalla decisione del Consiglio europeo del 21 luglio. Entro metà ottobre dovrà essere elaborato un quadro complessivo dei provvedimenti, con l'indicazione delle priorità.

P er la stesura del piano definitivo, più dettagliato nell'indicazione dei progetti specifici, il governo avrà invece tempo sino ad aprile 2021.

Per come è strutturato il Recovery Fund, non è la Commissione Ue che suggerisce le priorità, ma è l'Italia che deve indicarle, e dovranno avere una coerenza con gli obiettivi generali indicati dall'Ue. Tra questi occorre tenere conto di quelli che rafforzano il potenziale di crescita del Paese e che sostengono la resilienza sociale ed economica: in particolare, la precedenza dovrà essere accordata alle iniziative che diano un contributo significativo alla transizione verde e all'economia digitale, e che siano coerenti con le ripetute raccomandazioni della Commissione già fatte in passato all'Italia.

Al riguardo, occorrerà fare i conti con le debolezze storiche del nostro Paese, che sono state ampiamente discusse in numerose riunioni e convegni. In Europa si aspettano quindi progetti concentrati in pochi grandi filoni e non l'elenco di tante piccole opere in lista d'attesa da tempo. Per grandi linee, i temi generali di cui si discute riguardano come rendere più rapida ed efficiente la pubblica amministrazione attraverso la sburocratizzazione e la digitalizzazione, come far funzionare meglio la giustizia, non solo penale ma anche civile e amministrativa, che spesso costituiscono un freno per gli investimenti e la crescita della produttività del lavoro, nonché come rendere il fisco più efficiente ed equo, anche nella lotta all'evasione e nell'incentivazione dell'uso della moneta elettronica.

Nel quadro generale di cui tenere conto, rientrano anche tutte quelle misure che aiutano il Paese a crescere, compresa l'istruzione e il capitale umano, che sono considerati dalla maggior parte degli economisti gli elementi fondamentali per la ripresa economica.

Il punto di partenza del Ciae è costituito da circa 600 progetti che da tempo giacciono nei ministeri e che il gruppo di lavoro ora sta vagliando singolarmente. Come hanno scritto Francesco Giavazzi e Federico Fubini sul Corriere della Sera, è difficile che il Comitato interministeriale riesca ad individuare, come richiede l'Europa, priorità che «rafforzino il potenziale di crescita« e, inoltre, che sostengano la «resilienza sociale ed economica e il contributo alla transizione verde e digitale» e che nel contempo siano coerenti con le raccomandazioni della Commissione all'Italia. Prima di loro, anche Marco Buti, già direttore generale per gli Affari economici della Commissione Ue, e Marcello Messori, docente alla Luiss, avevano scritto che «individuare i colli di bottiglia che dalla metà degli anni Novanta fino a oggi hanno condannato l'economia italiana a una successione di fasi di stagnazione e di recessione, interrotte solo da sporadici periodi di crescita», non sarà certo un compito facile.

Tuttavia questa è la sfida, che il governo non può permettersi il lusso di perdere, non solo perché ne verrebbe travolto politicamente, ma anche e soprattutto perché sarebbe una sconfitta per l'intero Paese. Inoltre, si può aggiungere in conclusione che questa è un'occasione buona anche per l'opposizione di dimostrare che nel momento del bisogno antepone gli interessi del Paese a quelli di parte. Mai come in questo momento, infatti, il successo dell'Italia in Europa è più importante della polemica spicciola giornaliera, di cui gli italiani ragionevoli, di destra e di sinistra, sinceramente hanno piene le tasche.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
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