L e contrapposizioni interne su Mes e eurobond non aiutano il presidente Conte al Consiglio europeo di domani. La posizione negoziale del governo è indebolita dalle diatribe, emerse anche al Parlamento europeo, che rischiano di contrastare l'interesse comune a spuntare il massimo risultato negoziale.

Tuttavia, dopo la risoluzione di giovedì scorso del Parlamento europeo, le posizioni maggioritarie in Europa in merito a entrambi gli argomenti sono già delineate e le singole posizioni dei partiti italiani risultano ininfluenti. Ora spetta al governo inserirsi sulla scia della volontà maggioritaria sancita dallo stesso Parlamento europeo.

Sul Mes, si partirà dalla proposta dell'Eurogruppo per cui l'accesso alle nuove linee di credito avverrà senza condizionalità. La sola condizione per accedervi sarà che il prestito sia utilizzato per coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura e prevenzione contro il Covid-19. Anche se l'Italia, proprio a causa delle beghe interne che hanno fatto del Mes il principale terreno di scontro tra Pd e M5S, nonché tra maggioranza e opposizione, dovesse optare di non farne un uso immediato, quel programma resterà comunque una linea di credito utilizzabile a tasso zero in qualsiasi momento futuro.

C ome sostiene il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno, infatti, il Mes può essere visto «come un'assicurazione: la compri per non usarla, ma ti dà una copertura in più». In questa prospettiva, come ha ribadito anche il direttore del Mes, Klaus Regling, è opportuno notare che esso si basa su una linea di credito che può schiudere le porte alle OMT (Outright Monetary Transactions), il bazooka approvato da Draghi nel settembre 2012 come difesa estrema dell'euro e dei debiti sovrani dei Paesi dell'Ue. In caso di nuova crisi finanziaria, infatti, gli interventi senza limiti di acquisto di titoli di stato che la Banca centrale europea può attivare a sostegno di un Paese in difficoltà sarebbero in grado da soli di fermare la speculazione di mercato. Per tale motivo, le OMT sono uno strumento talmente potente che svolge il suo ruolo senza che di fatto venga usato. È la “bomba atomica” che la Bce può usare come deterrente senza che in pratica venga mai sganciata: basta solo la minaccia, come quando Draghi la sottintese nel 2012 con il famoso “whatever it takes” (costi quel che costi) con cui stroncò la speculazione e fece ripiegare lo spread. «Sarebbe una decisione che spetta alla Bce su richiesta del paese in difficoltà - ha aggiunto Centeno -. Noi dell'Eurogruppo abbiamo voluto rendere disponibile una rete di sicurezza in più per i governi». Perciò, anche se al momento l'Italia dovesse non ricorrere al Mes, non c'è motivo di opporsi a che il suo utilizzo sia disponibile per il futuro. Quanto agli eurobond, il Parlamento europeo ha suggerito a maggioranza che dovranno vestire la forma dei “Recovery bond”, da inserire nel nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP), cioè dentro il bilancio europeo: per finanziare un massiccio pacchetto di investimenti per la ripresa europea dopo la crisi, che vada al di là di ciò che stanno già facendo il Mes, la Bei e la Bce. Oltre al QFP ampliato, si potranno utilizzare i fondi e gli strumenti finanziari dell'Ue già esistenti e, in più, anche nuove obbligazioni a sostegno della ripresa garantite dal bilancio dell'Ue, la cui emissione non dovrebbe tuttavia comportare la mutualizzazione del debito esistente, ma dovrebbe essere orientata a finanziare solo investimenti futuri. Questi sono i paletti suggeriti dal Parlamento europeo, che difficilmente saranno disattesi nel vertice di domani. Essi costituiscono la copertura politica di Conte per collocarsi al di sopra delle beghe interne.

BENIAMINO MORO

UNIVERSITÀ DI CAGLIARI
© Riproduzione riservata