I debiti e il consenso
Beniamino MoroD omani la Commissione Ue renderà note le sue raccomandazioni ai Paesi membri dell'Unione Monetaria (Ume). Per l'Italia si prevede un richiamo formale per il rispetto dei vincoli di bilancio, messi a rischio dai provvedimenti già annunciati dal governo, che farebbero aumentare il rapporto deficit/Pil nel 2020 oltre il 3%, facendo così schizzare il rapporto debito/Pil al 135,2%.
Si configurano le condizioni che giustificano una procedura d'infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo basata sul debito, che parte dalla constatazione che già dal 2018, a consuntivo, il rapporto debito/Pil non ha rispettato gli impegni presi: invece di scendere dal 131,4% del 2017, è aumentato al 132,2%, con un ulteriore aumento previsto per quest'anno al 132,7%.
Il problema del maxi debito pubblico italiano è molto serio, va avanti da molti anni e coinvolge vari governi, a cominciare da Berlusconi, per seguire con Renzi, Gentiloni e l'attuale governo, che, quanto alla pretesa di finanziare in deficit i provvedimenti di spesa finalizzati al consenso elettorale, anche se nobilitati dall'aspettativa di promuovere lo sviluppo economico, non è certo secondo a nessuno.
Dopo il recente trionfo elettorale, Salvini ha raddoppiato le sue pretese per l'attuazione della flat tax: non più 15, come indicato sinora, bensì 30 miliardi, tutti in deficit, andrebbero messi a disposizione per l'attuazione della misura, il che farebbe lievitare il conto della prossima legge finanziaria a circa 58 miliardi. (...)
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