C 'era da aspettarselo. Il caso Tridico ha scatenato una serie di commenti e analisi sulla legittimità o meno di adeguare lo stipendio alle sue responsabilità o alle sue attitudini manageriali o al suo curriculum. Per ragioni di convenienza politica c'è chi si è schierato immediatamente a favore del presidente dell'Inps senza valutare se, nel frattempo, ci siano le ragioni per ottenere il raddoppio dei suoi emolumenti. La domanda è: ha operato così bene, il presidente, da meritare in questo periodo l'aumento di retribuzioni col Pil in ribasso e la gente sofferente per il mancato reddito?

P ersone sofferenti non solo per il Covid ma anche - talune - a causa del suo Istituto? L'opportunità è sempre un passaggio fondamentale, e in politica lo è di più, così come i tempi in cui si maturano le decisioni che, in questo caso, risalirebbero al 2019, ma sulle quali occorreva essere lungimiranti da tornare sui propri passi.

Nella prassi consueta della politica italiana si dimenticano, posto che le si conoscano, le riflessioni di Machiavelli. Alla liberalità e parsimonia il grande intellettuale dedica il capitolo sedici del “Principe” soffermandosi sul fatto che chi governa «sarà tenuto sempre più liberale, veggendo che con la sua parsimonia le sue entrate li bastano, può difendersi da chi li fa la guerra, può fare sempre senza gravare e popoli». Saggio consiglio che andrebbe praticato, direi professato, se si vuole mantenere il consenso, essendo credibili. E non mi riferisco al solo Tridico, quanto a chi governa!

Non si invochino pertanto, in tempi come questi, adeguamenti stipendiali conformi ai ruoli. Non sono i tempi giusti e forse non lo sono mai perché presuppongono un'etica delle uguali opportunità che non ci appartiene. Basta guardarsi intorno per capire quale quotidiano schiaffo riceva chi, onusto di titoli non lo sia però di prebende, o chi lavora dentro un eterno precariato, pur brillando di genio e competenze, o quanti, dentro la scuola, pur essendo ricchi di pubblicazioni, non vengono riconosciuti più meritevoli di altri e più degni di un aumento stipendiale, perché la scuola è una di quelle istituzioni che pretende la parità di retribuzione pur nella disparità di cultura e capacità.

Si dimostra ancora una volta come l'Italia viva e prosperi dentro le sue contraddizioni che sono quelle del taglio del numero dei parlamentari, ma non dell'incisione degli emolumenti e privilegi. Un'Italia in cui la cultura, fonte di reddito e fiore all'occhiello, è spesso gratuita, eccezion fatta per gli eterni straparlanti e straurlanti ospiti televisivi. E così si assiste quotidianamente, a titolo di favore, a presentazioni di libri e conferenze e convegni di persone culturalmente blasonate, e si osservano scavi archeologici interrotti, occasione anch'essi di ipotetico guadagno, e a parchi minerari senza soldi e senza futuro.

Ma oggi la battaglia, come spesso avviene, è su quanto debba guadagnare il manager di un istituto, enorme, d'accordo, e non sul perché guadagni poco o niente il sindaco di un piccolo paese. Magari ingegnere, magari artista, magari operaio, ma con un cumulo di responsabilità da far tremare le vene e i polsi.

ANGELA GUISO

CRITICA LETTERARIA
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