È l'Italia delle pietre a vista e delle finestre feritoia, delle porte basse, centinate e non, degli antichi lampioni con i piatti smaltati di bianco e dei fili elettrici molli lungo i muri. Le strade lunghe e strette, e i gradini che sfociano su una casa col tetto di tegole. Intorno muri scrostati e gronde a mezz'aria.

È l'Italia dei lastricati e dei sanpietrini, coperti malamente da un manto d'asfalto, e degli archi e ponticelli sospesi su qualche nota di colore: di vasi e di fiori. Con le chiese magnifiche che punteggiano il territorio. È l'Italia centrale dei noccioleti e dei cacciatori, delle vetrine di prosciutti accanto alla testa imbalsamata di un cinghiale. Da lontano il colpo d'occhio d'effetto e la foto sul gruppo di case - legate in un abbraccio color legno spento - e sulle finestre che, timide, occhieggiano da pareti prive di balconi. Sopra, l'immancabile campanile con l'immutabile orologio a segnare un tempo ormai concluso. E zampilli di faggi intorno, e di cerri, e dell'imprescindibile fico. Laggiù lo squarcio rosa di una casa solitaria e più in fondo un porticato.

È anche l'Italia degli appartamenti sul corso principale, ristrutturati e in vendita, ma meglio sarebbe dire in svendita, a 38mila e 24mila e fino a 15mila euro, una manciata di soldi pur che sia, per scappare da lì, seppure vicini a straordinari tesori nel Paese dell'arte, e a laghi famosi.

In Sardegna il paesaggio cambia per il verde perenne dei lecci e l'indicibile azzurro del mare, di frequente battuto dal maestrale impertinente, e i nuraghi e le torri che, sullo sfondo, raccontano di un altro epos. (...)

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