Patrick Zaki è in carcere in Egitto ormai da oltre 18 mesi, ma solo questa mattina comincia il processo a suo carico. Nel tribunale di Mansura c’è la prima udienza del procedimento a carico dello studente egiziano dell’Università di Bologna.

Zaki è stato rinviato a giudizio con l’accusa di "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese" per un articolo che ha scritto nel 2019 sui cristiani in Egitto, a suo dire perseguitati. Dalle informazioni diffuse ieri da dieci ong e da Amnesty, sembra che le accuse più gravi, quelle di istigazione al rovesciamento dello Stato e al terrorismo che erano basate su dieci post di un account Facebook, siano cadute.

Trattandosi di una corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori, la sentenza sarà inappellabile. Come avvenuto in tutte le udienze per il rinnovo della custodia cautelare, è data per certa al presenza a Mansura di un rappresentante diplomatico italiano nell'ambito di un monitoraggio processuale Ue.

Patrick rischia un massimo di cinque anni di pena per il reato contestato, e dunque di dover rimanere in carcere altri tre anni e cinque mesi.

"Non abbiamo motivo di immaginare che la pena sarebbe conteggiata diversamente", ha detto 

Lobna Darwish dell'Eipr, l' "Iniziativa egiziana per i diritti personali", rispondendo alla domanda se i 19 mesi già passati in custodia cautelare in carcere gli verrebbero abbonati in caso di condanna.

(Unioneonline/L)

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