Attenzione massima nel mondo per la nuova variante sudafricana del Covid-19. L’Oms l’ha chiamata Omicron. E dopo il primo caso registrato in Israele, confermato dalle autorità sanitarie, ora ci sarebbe il primo caso in Europa, registrato in Belgio e come annunciato dai media locali. Si tratterebbe di una giovane donna adulta che ha sviluppato i sintomi 11 giorni dopo aver viaggiato in Egitto attraverso la Turchia. Non aveva alcun collegamento con il Sudafrica o con qualsiasi altro paese del sud del continente africano.

La paziente aveva una carica virale elevata al momento della diagnosi. Non era però vaccinata, né era stata infettata in passato. 

Si è tenuta oggi a Ginevra una riunione degli esperti dell’Oms sulla nuova variante B.1.1.529 del Covid, ma "ci vorranno più settimane per comprenderne l'impatto". E cioè per sapere cosa significa potenzialmente in termini di contagiosità e l'impatto su diagnosi, terapie e vaccini.

Anche la farmaceutica Pfizer ha avviato gli studi per valutare se questa variante possa eludere il vaccino, e conta di avere i primi risultati "al più tardi entro due settimane".

COSA SAPPIAMO – Sono in particolare 32 le mutazioni scoperte nella nuova variante B.1.1.529 isolata in Sudafrica, che aprono serie domande riguardo alla possibilità che riesca a sfuggire ai vaccini al momento disponibili. È, inoltre, ancora senza risposta la domanda circa il quadro clinico che potrebbe causare, mentre ci sono già elementi per ritenere che questa variante si stia costruendo una sua “nicchia ecologica”, ossia un ambiente protetto che le consenta di espandersi.

LE MUTAZIONI – Le 32 mutazioni – spiega il virologo Francesco Broccolo, dell'Università di Milano Bicocca –  “si trovano tutte sulla proteina Spike, che il virus utilizza per agganciarsi alle cellule umane e invaderle. Si tratta di mutazioni per la maggior parte note, in quanto sono state individuate anche nelle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta". La buona notizia - prosegue Broccolo - “è che è presente la delezione 69-70 tipicamente assente nella variante Delta consentendo quindi ai test molecolari di routine (basati su Pcr multitarget) di capire subito, in caso di tampone positivo, che non si tratti della variante Delta". Quest'ultima infatti non ha questa specifica mutazione (delezione 69-70). I test attuali permetterebbero perciò di allertare nel caso in cui un campione positivo avesse quella mutazione: considerando che l'Alfa non c'è più, potrebbe trattarsi della nuova variante.

TRASMISSIBILITÀ – Al momento non si sa se la variante B.1.1.529 sia più trasmissibile della Delta, ma i primi dati lasciano presupporre che possa esserlo perché in pochi giorni si sta espandendo velocemente, sovrapponendosi alla Delta.

Altro punto interrogativo riguarda la malattia che questa variante potrebbe causare, “ma anche per questa risposta – prosegue l’esperto – occorre del tempo, considerando che gli studi su virulenza e patogenicità sono appena iniziati”.

I VACCINI – A rassicurare sul potere protettivo dei vaccini attualmente in uso sono al momento proprio le autorità sudafricane: "Una parziale elusione della risposta immunitaria è probabile – precisano – ma è altrettanto probabile che i vaccini offriranno ancora alti livelli di protezione contro il ricovero e la morte".

Nel frattempo sono già molti i Paesi che hanno bloccato i collegamenti aerei con Sudafrica e Botswana: in Europa la decisione è già stata sottoscritta da Malta, Olanda, Francia, Germania e Spagna, analoga decisione in Israele. In Italia il ministro Speranza ha annunciato oggi di avere “firmato una nuova ordinanza che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini”. “I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante B.1.1.529 – spiega il ministro della Salute –  Nel frattempo seguiamo la strada della massima precauzione".

(Unioneonline/v.l.)

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