Ufo, in arrivo nuove “rivelazioni”. Obama: “Esistono immagini che non riusciamo a spiegarci”
A giugno verranno consegnati al Congresso documenti riservati sugli oggetti volanti non identificati e il tema torna “di moda”. Ma Biden glissa le domande
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"Esistono video e immagini in cui compaiono oggetti volanti, che non sappiamo esattamente cosa siano. Non siamo in grado di spiegarne il comportamento in volo, come facciano a volare in quel modo o a seguire quelle traiettorie". A rivelarlo, in un’intervista a The Late Show, è stato l’ex presidente degli Usa Barack Obama.
Ma il tema degli “oggetti volanti non identificati”, che da sempre appassiona gli scienziati e alimenta al contempo teorie complottiste sta tornando di moda negli Stati Uniti non solo per le parole dell’ex numero uno di Washington. Nei prossimi giorni, infatti, le agenzie governative, secondo quanto disposto dal Covid Act firmato da Donald Trump prima di lasciare la Casa Bianca, dovranno mettere a disposizione del congresso numerosi documenti classificati, tra cui, appunto, quelli sul fenomeno degli Ufo o Uap (Unidentified Aerial Phenomenon) che dir si voglia.
Nel frattempo, molti big della politica americana stanno prendendo posizione. Come il democratico Martin Heinrich, che in merito ai casi di avvistamento degli ultimi anni (alcuni dei quali confermati come Ufo dalle stesse autorità, Pentagono compreso) ha parlato di “tecnologia troppo avanzata per essere umana”. E come, sponda repubblicana, Marco Rubio, che nel fenomeno Uap ha addirittura paventato una "minaccia per la sicurezza nazionale" statunitense.
Un parere sugli oggetti volanti identificati è stato chiesto, dopo le dichiarazioni di Obama, anche al neopresidente Usa, Joe Biden.
"Il presidente Obama dice che ci sono filmati e registrazioni di oggetti nel cielo ovvero di fenomeni aerei non identificati, e dice che non sappiamo esattamente cosa siano. Lei cosa ne pensa?”, ha domandato, come riferito dalla Nbc, un giornalista a Biden nel corso della conferenza stampa organizzata per la visita del presidente sudcoreano Moon Jae-in a Washington.
"I would ask him again” (“Glielo chiederei di nuovo”), ha replicato lapidario il presidente, per poi salutare i cronisti, lasciando la sala stampa.
Un modo di glissare la questione che non ha fatto altro che alimentare il dibattito, le teorie e la curiosità in vista dell’attesa della nuova desecretazione dei file finora rimasti “cover up”.
(Unioneonline/l.f.)