Sono 22 i chilometri di fila - riferisce la Tass - lungo il confine tra l'autoproclamata regione separatista di Donetsk, nel Donbass, e la Russia dopo l'ordine di evacuazione lanciato dalle autorità locali. Tra i migliaia in coda soprattutto donne e bambini sugli autobus messi a disposizione per lasciare l'Ucraina. 

"La situazione si sta deteriorando" e gli occidentali troveranno "una scusa" per infliggere sanzioni a Mosca senza rispondere alle sue istanze sulla sicurezza europea, che Berlino ha liquidato come "richieste da Guerra Fredda". Lo dice il presidente russo Vladimir Putin, citato dall’agenzia Interfax: "Quello che sta accadendo" nell'Ucraina dell'est "è molto preoccupante e potenzialmente molto pericoloso", ha ammonito il portavoce del Cremlino.

IL DONBASS – Gli occhi del mondo restano puntati sulla zona a est dell’Ucraina. La tensione oggi è esplosa quando i leader delle due repubbliche separatiste, al suono delle sirene, hanno ordinato l'evacuazione dei civili in Russia e lanciato un appello alle armi sotto l'intensificarsi dei bombardamenti dell'artiglieria e lo scoppio di un'autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk. 

Alle assordanti cannonate della propaganda si sovrappongono gli scambi di artiglieria di cui continuano ad accusarsi reciprocamente le parti, facendo salire la tensione alle stelle.

Il centro congiunto di comando delle forze ucraine ha affermato che solo oggi i ribelli delle cosiddette Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno lanciato 45 attacchi, dopo che giovedì erano stati colpiti tra l'altro una scuola materna e un liceo, senza provocare vittime. Mentre le milizie separatiste parlano di 27 bombardamenti delle forze di Kiev.

E mentre il Cremlino continua a parlare di parziale ritiro, l'ambasciatore Usa presso l'Osce Michael Carpenter ha stimato che Mosca ha ammassato sino a 190mila effettivi "vicino e dentro" l'Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste.

LE ESERCITAZIONI – Nelle prossime ore Putin supervisionerà le manovre delle sue forze strategiche insieme al suo più stretto alleato in questa crisi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, a coronamento dei loro “war games” comuni.

Le esercitazioni russe, ha spiegato il ministero della difesa di Mosca, "coinvolgeranno forze ed equipaggiamenti appartenenti alle Forze Aerospaziali, al Distretto Militare Meridionale, alle Forze Missilistiche Strategiche, alla Flotta del Nord e alla Flotta del Mar Nero", con l'obiettivo di verificare la preparazione dei comandi militari e degli equipaggi dei sistemi missilistici, delle navi da guerra e dei bombardieri strategici per svolgere le loro missioni, nonché di verificare l'affidabilità delle armi delle forze strategiche nucleari e convenzionali. Manovre che paiono la prova generale di un attacco a breve.

BIDEN RADUNA TUTTI – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sta tenendo aperta la via del negoziato diplomatico sulla sicurezza europea e giocando l'unica altra carta a disposizione: l'unità con gli europei e la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione.

Per questo ha deciso di risentirli tutti insieme in una video-chiamata e fare il punto della situazione: Mario Draghi, Emmanuel Macron, Olaf Scholz, Boris Johnson, Justin Trudeau, il polacco Duda e il presidente della Romania Johannis, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e, per la Ue, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.

DRAGHI A MOSCA – Il premier Mario Draghi nei prossimi giorni sarà a Mosca per un “colloquio che è stato richiesto da Putin e la cosa importante è che l'atteggiamento dell'Italia, ma anche degli altri Paesi, è l'unità della Nato che è senza sfumature. Ma accanto a questo è importante che ci sia una posizione ferma di fronte all'attacco in Ucraina. Ora bisogna tenere aperte tutte le possibilità di dialogo. L'ambizione è portare tutti allo stesso tavolo e noi dobbiamo fare tutto il possibile perché ciò avvenga". 

LE SANZIONI – Quanto alle sanzioni, ha detto il premier in conferenza stampa al termine del consiglio dei ministri, al momento una valutazione "sull'impatto quantitativo" ancora non c'è ma "si sa che certe sanzioni avrebbero più impatto sull'Italia e meno su altri Paesi. E la risposta è abbastanza chiara: tutte le sanzioni che impattano indirettamente sul mercato energetico impattano di più sul Paese che importa più gas. E l'Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta". Ragion per cui, aggiunge, "si sta anche studiando come l'Italia possa continuare a essere approvvigionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle dalla Russia". 

(Unioneonline/D)

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