Ucciso Salha, simbolo del linciaggio di Ramallah e della seconda Intifada
Era il 12 ottobre del 2000 quando divenne tristemente noto per il massacro di due soldati israeliani(Ansa)
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Era il 12 ottobre del 2000 quando Aziz Salha venne fotografato a Ramallah, in Cisgiordania, con le mani che grondavano sangue, sollevate in alto e rivolte verso una folla inferocita per aizzarla.
Quel sangue era di due soldati israeliani della riserva, appena massacrati di botte, accoltellati e linciati in una stazione della polizia locale, non lontano dal quartier generale dell'allora capo dell'Olp Yasser Arafat. Da quel giorno, Salha era diventato una specie di simbolo della seconda Intifada ma oggi Israele è infine arrivato ad eliminarlo, con un raid aereo nel centro della Striscia di Gaza.
L'Idf e lo Shin Bet hanno confermato di aver preso di mira con un bombardamento a Deir al-Balah proprio Salha che, hanno sottolineato, oltre all'orrida vicenda di Ramallah, negli ultimi anni aveva partecipato a diversi attacchi terroristici in Cisgiordania.
Quel giorno dell'ottobre 2000 i due soldati, Yossi Avrahami e Vadim Nurzhitz, finirono a Ramallah per errore, senza rendersene conto. Ad un posto di blocco furono fermati e poi portati in una stazione di polizia. La notizia si diffuse rapidamente e nel giro di poco tempo una folla urlante si radunò davanti all'edificio, dove molte persone riuscirono anche ed entrare, apparentemente senza troppa difficoltà. I due israeliani vennero massacrati senza pietà e fatti letteralmente a pezzi.
Tra di loro c'era anche Salha, che si affacciò alla finestra e mostrare come un trofeo le mani sporche di sangue, oltre che il volto trasfigurato dall'odio e dalla violenza. Otto mesi dopo i giornali israeliani pubblicarono in prima pagina proprio quella foto, affiancata ad un'altra, volutamente simile, in cui si vedeva lo stesso Salha con le mani di nuovo sollevate in alto, bloccate però dalle manette: era stato arrestato da Israele, che poi lo condannò al carcere a vita.
«Eravamo pazzi alla vista del sangue. Sono entrato nella stanza e ho visto un soldato israeliano steso sul pavimento davanti alla porta», raccontò poi Salha. «Mi sono avvicinato e ho visto un coltello conficcato nella sua schiena. L'ho preso e l'ho pugnalato ancora due o tre volte mentre altri nella stanza continuavano a prenderlo a calci».
Salha fu rilasciato nel 2011 nell'ambito dell'accordo che portò alla liberazione di 1.027 prigionieri palestinesi in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit. Tra di loro, oltre a Salha e altri 280 condannati all'ergastolo, c'era anche Yayha Sinwar, l'attuale imprendibile capo di Hamas.
(Unioneonline/D)