Vladimir Putin era stato informato delle intenzioni di Yevgeny Prigozhin «almeno un giorno prima». Lo riferiscono fonti dell'intelligence Usa al Washington Post, secondo cui anche la Cia sapeva dei piani di attacco dei mercenari del Gruppo Wagner che sabato hanno marciato su Mosca, nel tentativo di mettere in atto un golpe, salvo fermarsi a 200 km dalla capitale «per evitare spargimenti di sangue».

Non è chiaro tuttavia perché il leader del Cremlino non abbia agito per contrastare il tentativo di ribellione. Si sa però che le autorità russe non perseguiranno i mercenari. E anche il loro leader, Yevgeny Prigozhin, avrà una sorta di immunità: l'inchiesta penale nei suoi confronti sarà sospesa e l’ex “cuoco di Putin” andrà in Bielorussia in una sorta di esilio.

Lo ha annunciato il Cremlino, tramite il portavoce Dmitri Peskov, spiegando che «evitare spargimenti di sangue, conflitti interni e scontri con risultati imprevedibili era l'obiettivo più importante».

«È stato raggiunto un accordo (mediato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko, ndr) sul fatto che la Wagner sarebbe tornata alle sue basi», ha aggiunto Peskov, sottolineando che a quei combattenti che non hanno partecipato alla ribellione sarà permesso di unirsi formalmente all'esercito russo. 

All’indomani dell’avanzata, poi interrotta, verso Mosca è tornato a parlare Vladimir Putin. «La priorità resta l'operazione militare speciale in Ucraina. Così comincio la mia giornata e così la finisco», ha detto il presidente russo in un'intervista a Rossiya 1 (registrata però il 21 giugno).

Ma la situazione in Russia è più che mai caotica. E ci si chiede cosa abbia realmente significato il tentativo di putsch guidato da Prigozhin. Tanti gli interrogativi e le ipotesi.

Forse il capo della Wagner è utilizzato da qualcuno ad alto livello - magari un gruppo di oligarchi scontenti dell'andamento del conflitto in Ucraina - per eliminare il presidente Vladimir Putin? Oppure è lo stesso Cremlino a servirsi di un alleato da sempre fidato per scopi che al momento non sono chiari? Qualcuno pensa ad una mobilitazione generale, altrimenti difficile da far digerire alla popolazione, oppure alla possibilità per lo stesso Putin di presentarsi – agli occhi dei russi ma anche di tutto il mondo - come il vero leader moderato capace di tenere a freno le spinte estremiste. 

Altri pensano a una mossa studiata per silurare il ministro della Difesa Shoigu, contro cui lo stesso capo della Wagner si è scagliato negli ultimi mesi dopo la fallimentare strategia militare in Ucraina.

Di certo quello che è accaduto e che accadrà in Russia è tenuto sotto costante monitoraggio dalle intelligence internazionali, a cominciare da quelle occidentali.

Durante l’avanzata della Wagner verso Mosca ci sono stati contatti ad altissimo livello tra i Paesi del G7, il presidente Usa Joe Biden ha avuto colloqui con il cancelliere tedesco Olaf Sholz, con il leader francese Emmanuel Macron e con il premier inglese Rishi Sunak. E quest’ultimo ha convocato il comitato d’emergenza Cobra, come accade solo in momenti di massima tensione e pericolo. 

I timori sono, anche e soprattutto, per gli armamenti russi, compresi quelli nucleari.  

Ed è un giallo il ritrovamento, durante la perquisizione dell'Hotel Trezzini di San Pietroburgo, ritenuto l'ufficio di Prigozhin, di contanti per il valore di 4 miliardi di rubli, circa 44 milioni di euro. Lo riporta un corrispondente di Fontanka, media russo di giornalismo d'inchiesta. Da dove provenisse il denaro, a chi appartenesse e a cosa fosse destinato non è ancora chiaro, per ora ci sono solo teorie. Prigozhin ha confermato l'informazione: il denaro «doveva servire a pagare gli stipendi, il cosiddetto risarcimento 'Cargo 200' (per i familiari dei combattenti ndr) e altre questioni».

(Unioneonline/l.f.) 

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