E’ a Oslo la prima missione dei talebani in Europa dopo la presa di Kabul, alla ricerca di quel riconoscimento negato dalla comunità internazionale.

Guidata dal loro ministro degli Esteri, Mawlawi Amir Khan Muttaqi, la delegazione dei mullah in Norvegia ha avviato la tre giorni di incontri con alcuni faccia a faccia con esponenti della società civile afghana, tra cui attiviste per i diritti delle donne e giornaliste.

Colloqui facilitati dal governo norvegese, che li ospita con l'obiettivo di affrontare "la grave situazione umanitaria" in Afghanistan - dove secondo l'Onu oltre metà della popolazione è minacciata dalla carestia - e la promessa di non fare sconti sui temi più delicati, compresa l'istruzione ancora negata alle ragazze.

Ovviamente i talebani provano a mostrare il volto dialogante, ma alla missione ci sono una quindicina di dirigenti, tra cui anche Anas Haqqani, ritenuto responsabile di numerosi attentati terroristici.

Lunedì potrebbe esserci anche lui agli incontri con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Italia e Unione Europea, mentre martedì sarà la volta dei contatti bilaterali con le autorità norvegesi.

Sul tavolo spiccano le richieste sul rispetto dei diritti umani tra le condizioni per un eventuale ritorno degli aiuti internazionali, che prima dell'arrivo dei mullah finanziavano l'80% del bilancio afghano. Dopo aver incassato il ritorno dell'Ue a Kabul, seppur con una "presenza minima" per gestire gli aiuti che non prevede alcuna legittimazione politica, i talebani si preparano ora al confronto con i diplomatici occidentali in un hotel sulle colline alla periferia di Oslo.

Colloqui con cui assicurano di voler "cambiare l'atmosfera bellicosa" respirata finora. "L'Emirato islamico ha adottato misure per soddisfare le richieste del mondo occidentale - ha affermato alla vigilia il suo portavoce Zabihullah Mujahid - e speriamo di rafforzare le nostre relazioni diplomatiche con tutti i Paesi".

La responsabile della diplomazia norvegese Anniken Huitfeldt dal canto suo ha ribadito che queste discussioni "non costituiscono una legittimazione o un riconoscimento dei talebani". 

(Unioneonline/L)

© Riproduzione riservata