William Lai ha vinto le elezioni a Taiwan con circa il 40% dei voti, sconfiggendo Hou Yu-ih, secondo con il 33% circa, e Ko Wen-je, che è arrivato terzo.

Vicepresidente dell’Isola, Lai corre per il Partito democratico progressista (Dpp) ed è il candidato più inviso a Pechino. Indipendentista, respinge le rivendicazioni della Cina su Taipei.

«Come una delle prime e delle più anticipate elezioni del 2024, Taiwan ha centrato una vittoria per la comunità delle democrazie. Abbiamo dimostrato al mondo quanto teniamo alla democrazia e manterremo la pace, abbiamo resistito con successo alle pressioni esterne e ai tentativi di influenzare il voto. Siamo determinati a proteggere Taiwan dalle continue minacce e intimidazioni della Cina», queste le prime parole di Lai dopo la vittoria.

Hou Yu-ih, candidato del Kuomintang vicino alle posizioni di Pechino e contrario all’indipendenza di Taiwan, ha ammesso la sconfitta e si è congratulato con il rivale, scusandosi per aver «deluso gli elettori». Hou, durante la campagna elettorale, aveva promesso di riavviare i colloqui con Xi Jinping per allentare le tensioni con la Cina in caso di vittoria.

In queste elezioni ci si giocava molto, soprattutto i rapporti con la Cina, che rivendica l’isola formalmente indipendente come «parte inalienabile del suo territorio da riunificare entro il 2049». E Pechino, che aveva etichettato Lai come «piantagrane e istigatore di guerra» per le sue posizioni indipendentiste, ha indubbiamente perso.

Per questo c’è grande attesa per la reazione della Cina ai risultati. Il trionfo di Lai è indubbiamente una vittoria di Washington, che difende l’indipendenza di Taiwan e la protegge da tempo con armi e navi militari. L’isola ha un’importanza strategica enorme per due motivi: è il principale centro di produzione di alcuni semiconduttori tra i più avanzati al mondo, inoltre lo Stretto di Taiwan è uno snodo cruciale per gli scambi commerciali della Cina con il resto del mondo. L’elezione di Lai, insomma, rischia di infiammare ulteriormente le tensioni tra Washington e Pechino.

(Unioneonline/L)

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