C’è il Mossad dietro i dispositivi di comunicazione esplosi nelle mani e nelle tasche dei miliziani di Hezbollah.

Un’inchiesta del New York Times ricostruisce l’origine dei “device bomba” che hanno fatto decine di vittime e centinaia di feriti in questi ultimi giorni in Libano.

I servizi segreti israeliani non si sono limitati a manomettere i carcapersone, ma li hanno direttamente fabbricati. Molto lungo, complesso ed elaborato lo stratagemma, che evidentemente è andato a buon fine.

Il Mossad ha costituito una società ungherese con sede a Budapest, la Bac Consulting, indicata come «unica responsabile della progettazione e produzione» dei cercapersone in questione dalla taiwanese Gold Apollo, detentrice del marchio (ben visibile dalle immagini dei dispositivi esplosi), che ha negato ogni coinvolgimento.

La Bac, aggiunge il Nyt, forniva cercapersone anche ad altre aziende, ma servivano come “copertura” e ovviamente solo quelli destinati a Hezbollah erano stati dotati di batterie con esplosivo Petn (tetranitrato di pentaeritrite). Gli israeliani, continua il giornale che cita tre funzionari informati, hanno anche creato due società fittizie per mascherare il legame tra la Bac e il Mossad.

I dispositivi sarebbero cominciati ad arrivare in Libano già dal 2022, ma gli israeliani ne avrebbero aumentato la produzione dopo che il leader Hassan Nasrallah aveva ordinato ai suoi di evitare l'uso dei telefoni cellulari, facilmente tracciabili dal Mossad, a favore dei più elementari cercapersone o walkie talkie, distribuiti a migliaia tra gli ufficiali del movimento sciita e ai suoi alleati iraniani. Mercoledì anche l'ad di Bac, Cristiana Barsony-Arcidiacono, ha respinto le accuse di aver prodotto i cercapersone esplosivi, e il governo di Budapest ha assicurato che la società «è un intermediario commerciale e non ha siti produttivi in Ungheria» e che quei dispositivi «non sono mai stati in territorio ungherese».

Una società bulgara, la Norta Global, con sede a Sofia, avrebbe invece importato i cercapersone e organizzato la consegna al movimento libanese. Fondata nell'aprile 2022 dal norvegese Rinson Jose, ha registrato l'anno scorso un giro d'affari di circa 650.000 euro per consulenze amministrative a clienti fuori dall'Ue. I servizi di sicurezza bulgari (Dans) hanno già aperto un'inchiesta, ma hanno escluso che i dispositivi siano arrivati legalmente in Unione europea attraverso la Bulgaria: «Nessun controllo doganale con i suddetti prodotti è stato registrato» dagli agenti, ha riferito in un comunicato. Secondo la tv bulgara, attraverso il Paese sono passati solo flussi di cassa: circa 1,6 milioni di euro.

(Unioneonline)

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