Al Consiglio di Sicurezza Onu, in occasione del summit sull’Ucraina, è andato in scena lo scontro tra Volodymyr Zelensky e Sergej Lavrov. Non proprio un faccia a faccia, visto che il presidente ucraino prima che prendesse la parola il ministro degli Esteri russo ha lasciato l’aula.

«La presenza della Russia qui è illegittima, il potere di veto a Mosca dovrebbe essere sospeso in seguito alle atrocità commesse», ha detto Zelensky, sottolineando che il potere di veto in mano all’aggressore «è quello che ha spinto l’Onu in questa posizione di stallo».

Nel suo discorso il presidente ucraino ha aggiunto che «è impossibile fermare la guerra» proprio «perché tutte le azioni hanno il veto dell’aggressore». La sua richiesta, oltre a toglie il potere di veto a Mosca, è quella di destituirla anche dal consiglio.

Zelensky ha poi rilanciato la sua formula di pace in 10 punti, ribadendo come condizioni indispensabili il ritiro della Russia e il ripristino dei confini prima dell’invasione della Crimea nel 2014. «Possa la pace prevalere, possano le nostre istituzioni e la nostra cooperazione diventare più forti», ha aggiunto, invitando le altre nazioni a sostenere il piano.

Lavrov ha invece attaccato in primis gli Usa e i suoi alleati, «che hanno interferito nelle vicende ucraine sin dalla caduta dell'Urss per indurre politiche filo occidentali a Kiev», e proprio «per colpa dell'Occidente – ha aggiunto – è aumentato rischio di conflitto globale».

«Il governo ucraino – ha aggiunto il ministro degli Esteri russo – è un burattino degli Usa, gli Stati Uniti potrebbero ordinare a Zelensky di negoziare con noi».

Poi ha difeso il diritto di veto di Mosca, uno strumento «legittimo».

«La Russia – ha concluso – non rifiuta il negoziato, è Zelensky che ha firmato un decreto per vietare un dialogo col presidente Putin. E la stessa Nato si è rifiutata di impegnarsi nel dialogo che avrebbe potuto prevenire le tensioni in Europa».

(Unioneonline/L)

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