Gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per fermare i migranti che tentavano di entrare in Polonia e lanci di pietre contro le guardie di frontiera. È l’ultima, drammatica, istantanea della crisi al confine con la Bielorussia, che vede opposta Varsavia come porta d'ingresso in Europa e il regime di Minsk, sostenuto da Mosca.

Una guerra ibrida, condotta da Alexander Lukashenko utilizzando i rifugiati, che Bruxelles sta cercando di contenere a colpi di sanzioni e finanziando la Polonia con oltre 100 milioni di euro per la protezione delle sue frontiere. Ma “non per costruire muri”.

Soltanto a novembre sono stati cinquemila i tentativi di forzare il confine polacco da parte dei profughi in fuga dal Medio Oriente ammassati in Bielorussia, rispetto alle poche decine dell'intero 2020. Nelle ultime ore, però, la situazione è degenerata.

"I migranti hanno attaccato i nostri ufficiali con pietre ed hanno cercato di distruggere la recinzione, e sono stati usati lacrimogeni per fermare questa aggressione", ha riferito il ministero della Difesa di Varsavia, denunciando che un agente è rimasto gravemente ferito, mentre le guardie di frontiere bielorusse sono rimaste a guardare. Minsk ha reagito accusando la Polonia di voler "aggravare ulteriormente la situazione e soffocare qualsiasi progresso verso un accordo" che ponga fine alla crisi. Mosca ha definito l'utilizzo dei lacrimogeni "assolutamente inaccettabile" e Vladimir Putin ha sentito nuovamente Lukashenko al telefono.

In molti hanno parlato di una vera e propria “mattanza”.

Al contrario, dalle cancellerie europee è arrivata una nuova condanna al regime bielorusso, che "strumentalizza in modo inumano e spudorato i flussi migratori" per "destabilizzare" l'Unione europea, ha affermato il premier francese Jean Castex.

Gli incidenti alla frontiera si sono verificati all'indomani della nuova stretta dell'Ue contro Minsk, con il varo del quinto pacchetto di sanzioni, ma anche di un nuovo tentativo di mediazione da parte della cancelliera tedesca Angela Merkel, che in un colloquio con Lukashenko ha chiesto assistenza umanitaria al confine. Il governo bielorusso sembra aver accolto l'appello, perché ha annunciato di voler accogliere tutti i migranti in un centro logistico vicino al valico di frontiera di Bruzgi, "fino a quando la questione non sarà risolta".

Sono circa 4.000 i profughi che attualmente sono ammassati al confine, al gelo ed in condizioni disumane. Molti anche i bambini. Un dramma almeno in parte alleviato dai molti civili polacchi, che stanno ospitando nelle loro case alla frontiera, contravvenendo alle norme imposte da Varsavia, quei migranti che riescono a superare la frontiera.

E mentre la Polonia annuncia di essere già al lavoro per costruire un muro, c’è chi ricorda che quel muro "c'è già, anche se non costruito a regola d'arte. Fatto di respingimenti, filo spinato, freddo e gelo”, come spiega Andrea Riccardi, ex ministro e fondatore della Comunità di Sant'Egidio”.

(Unioneonline/v.l.)

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