Sono sempre più incrinati i rapporti tra la Polonia e l’Unione Europea, dopo che la Corte suprema polacca ha emesso una sentenza che respinge la supremazia del diritto dell'Ue. Un verdetto che ha rafforzato l’ipotesi di una Polexit, un’uscita dall’Unione, che però sta spaccando la popolazione del Paese dell’Europa orientale, dove nei giorni scorsi migliaia di persone sono scese in piazza per chiedere al governo di ricucire i rapporti con Bruxelles. 

Della situazione si sta occupando il Parlamento europeo, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che ha sottolineato come “con l'adesione all'Unione europea i polacchi hanno messo la loro fiducia in questo progetto, pensando e aspettandosi che essa avrebbe giustamente difeso i loro diritti. La Commissione è guardiano del trattato ed è pertanto mio dovere tutelare i diritti dei cittadini dell'Ue, ovunque vivano sul territorio dell'Unione". 

Alla seduta presente anche il premier polacco Mateusz Morawiecki, che ha rigettato quella che definisce “la lingua delle minacce e delle imposizioni” Ue sullo stato di diritto. Riferimento alle ipotesi di chiusura dei rubinetti europei a Varsavia per quel che riguarda le erogazioni del Recovery Fund. 

"Non sono d'accordo che dei politici minaccino e terrorizzino la Polonia. Il ricatto è diventato un metodo di fare politica verso alcuni Stati membri, ma non è così che agiscono le democrazie”, ha detto Morawiecki. Aggiungendo: “Noi siamo un Paese fiero. Abbiamo pagato con tante vittime la nostra lotta per la democrazia. Abbiamo salvato Parigi e Berlino dagli attacchi bolscevichi", combattuto "contro il Terzo Reich" e lottato anche quando "Solidarnosc ha dato speranza di rovesciare il sistema totalitaristico russo".

(Unioneonline/l.f.)

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