“Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all'Università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto”.

Patrick Zaki, appena arrivato a casa della famiglia a Mansura, festeggia la sua scarcerazione dopo 22 lunghissimi mesi ricordando la città in cui stava studiando prima di essere arrestato in Egitto e il Paese che ha seguito la sua vicenda giudiziaria da vicino.

"Vedrò nei prossimi giorni cosa succede – aggiunge lo studente egiziano -. Voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università".

Una delle prime cose che ha fatto non appena arrivato a casa è stato indossare una maglietta dell'Università di Bologna, che l'ateneo gli aveva fatto recapitare. Poi un pensiero alla sua squadra del cuore in Italia: “Viva il Bologna calcio”, ha detto parlando con i giornalisti. E il Bologna Fc gli risponde: "Patrick ti aspettiamo presto al Dall'Ara". 

"Oggi è una giornata di festa – ha detto Giovanni Molari, rettore dell'ateneo – anche se non bisogna abbassare la guardia fino al completo proscioglimento dalle accuse. Speriamo che Patrick possa mettersi alle spalle questi due anni dolorosi e possa tornare presto ai suoi studi qui a Bologna, nella sua università. Il suo posto è qui, nella nostra comunità, assieme ai suoi compagni e ai docenti che non vedono l'ora di riabbracciarlo".

Zaki a casa con la maglietta dell'Università di Bologna (foto Facebook via Ansa)
Zaki a casa con la maglietta dell'Università di Bologna (foto Facebook via Ansa)
Zaki a casa con la maglietta dell'Università di Bologna (foto Facebook via Ansa)

LIBERTÀ PROVVISORIA – Lo studente egiziano dell’Università di Bologna per il momento è in libertà provvisoria, perché i giudici non l'hanno assolto dalle accuse e il processo continua. L'unica cosa certa è che il rilascio senza obbligo di firma decretato dal giudice monocratico non può essere impugnato dalla procura.

La sua legale Hoda Nasrallah continua a lavorare per difenderlo: ha chiesto di ottenere le riprese delle telecamere di sorveglianza, un rapporto dei servizi segreti interni e un verbale di polizia per dimostrare che tra il 7 e l'8 febbraio di due anni fa fu catturato illegalmente all'aeroporto del Cairo, mentre le autorità sostengono di averlo fermato lecitamente a Mansura, facendo così sparire un buco nero di percosse e torture denunciate dai suoi legali. Nasrallah ha chiesto anche gli atti di un vecchio processo e la convocazione di un testimone per dimostrare che l'articolo scritto da Patrick nel 2019 per documentare le discriminazioni patite dalla minoranza cristiana dell'islamico Egitto - quello per il quale rischia altri 5 anni di carcere - non diffondeva falsità. E questo dovrebbe essere il fulcro della memoria difensiva che verrà presentata il primo febbraio. 

(Unioneonline/D)

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