Migranti, attivati i centri “italiani” in Albania. Ma è polemica: «Buttati milioni di euro»
La Marina ha iniziato a trasportare le persone soccorse in mare a Schengjin e Gjiader. Pd e Ong contro il Governo. Meloni replica sui socialPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Verso l’Albania i primi migranti trasferiti dall’Italia verso i nuovi centri allestiti nel Paese balcanico in base agli accordi sottoscritti fra il governo Meloni e Tirana.
Si tratta di persone soccorse in mare che per la prima volta non saranno portate verso Lampedusa o altri porti italiani, bensì nelle strutture realizzate Schengjin e Gjiader, in territorio albanese. La prima nave della Marina – la Libra – è già in viaggio. Ma l’accordo, che già ai tempi della stipula aveva destato polemiche, torna a far discutere.
«Con 5 mesi di ritardo i centri di accoglienza voluti dal governo in Albania stanno per accogliere i primi migranti», commenta per il Pd il senatore Michele Fina. Aggiungendo: «È la dimostrazione plastica di come è stato sperperato quasi un miliardo di euro dei contribuenti italiani per una struttura che viola il diritto internazionale e per la quale l'Italia è sotto osservazione Ue. Quelle stesse risorse potevano essere usate, per esempio, per la sanità, per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri. Invece sono state gettate via per un'operazione inutile e di sola propaganda».
Critiche al Governo Meloni anche dalle ong impegnate nei salvataggi nel Mediterraneo, come la tedesca Sea Watch, che ha accusato Roma di «spendere centinaia di milioni di euro dei contribuenti per deportare e incarcerare qualche migliaia di migranti in Albania. Forse le tasse degli italiani possono essere spese meglio, per accogliere e includere, anziché
respingere».
Alle critiche ha risposto la premier Giorgia Meloni, che sui propri canali social scrive ironicamente: «Che scandalo! Un governo che - con un mandato chiaro ricevuto dai cittadini - lavora per difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani, attraverso azioni concrete e accordi internazionali».
(Unioneonline)