Si tinge sempre più di giallo la storia dell’imprenditore pisano Salvatore Mannino, scomparso da casa lo scorso 20 settembre e ritrovato in un ospedale della capitale scozzese dopo esser stato soccorso in stato confusionale nella cattedrale di St Giles.

Rintracciato grazie alla collaborazione tra le autorità scozzesi e gli investigatori italiani, l’uomo non ricorda nulla di quanto gli è accaduto un mese fa dopo aver portato uno dei quattro figli a scuola, ma, anzi, raggiunto dai familiari non è stato in grado di riconoscerli né di parlare in italiano.

Un mistero, dicono gli inquirenti, soprattutto per il biglietto cifrato su cui aveva scritto "perdonami, scusa" e la valigia con 10mila euro ritrovati nell'abitazione di Lajatico.

E ora, alla difficoltà di ricostruire i movimenti dell'uomo dopo la scomparsa, si aggiunge un quadro clinico piuttosto anomalo, che riporta alla memoria lo storico mistero del cosiddetto "smemorato di Collegno" che appassionò l'Italia tra gli anni '20 e '30 del secolo scorso.

Una storia degna di un film, quella del professore padovano Giulio Canella, dato per disperso durante la prima guerra mondiale e ritrovato poi nel manicomio reale di Collegno. Anche quest'uomo, come Salvatore Mannino, risultava affetto da amnesia, e non sapeva dire nulla del proprio passato, finché la sua foto pubblicata sulla Domenica del Corriere nella sezione "Chi li ha visti?" non fu notata da Giulia Canella, che vi riconobbe il marito disperso in guerra da 11 anni.

Lo smemorato di Collegno sulla pagina della Domenica del Corriere del 6 febbraio 1927
Lo smemorato di Collegno sulla pagina della Domenica del Corriere del 6 febbraio 1927
Lo smemorato di Collegno sulla pagina della Domenica del Corriere del 6 febbraio 1927

Dopo vari incontri con la donna, lo "smemorato" sembrò ricordare di avere una famiglia e una volta dimesso tornò a Verona con la moglie, ma una lettera anonima mise in dubbio l'identità dell'uomo, identificandolo con l'anarchico torinese Mario Bruneri, ricercato da tempo per vari reati.

Riconosciuto come Bruneri da moglie, figlio e persino dall'amante, lo "smemorato" finì agli arresti e il suo caso divenne uno dei primi gialli nazionali, al centro di ben cinque processi clamorosi in cui intervennero anche i vertici del partito fascista.

Il vero colpo di scena arrivò quando la polizia scientifica di allora confermò che le impronte del sedicente professor Canella corrispondevano invece a quelle del pregiudicato Bruneri.

La sentenza definitiva della Cassazione arrivò solo nel 1931 e decretò che lo smemorato era davvero Mario Bruneri, confermando le condanne pendenti e dichiarando "illegittimo" il figlio avuti nel frattempo con la signora Canella e "immorale" la loro unione.

Scontata la pena l'uomo si trasferì con Giulia Canella e i figli in Brasile, ma l'Italia continuò a lungo a discutere del caso e a dividersi tra innocentisti e non. Al mistero fu dedicato un film e recentemente uno dei nipoti è ricorso alla prova del Dna per appurare l'identità del nonno, ma non ha voluto rivelare i risultati.

A non avere dubbi sull'identità dello "smemorato" è stata la moglie Giulia, che ha lottato fino alla morte perché il marito fosse riconosciuto come Giulio Canella.

(Unioneonline/b.m.)

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