“L’angelo della morte” di Charles Manson esce dal carcere dopo 52 anni
Leslie Van Houten faceva parte della “Famiglia” che ha seminato orrore a Los AngelesPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ha trascorso 52 anni in carcere ma ieri sera Leslie Van Houten, uno degli “angeli della morte” della setta di Charles Manson, è stata rilasciata in libertà condizionale.
La scarcerazione della donna, oggi 72enne, era attesa dopo che il governatore della California, Gavin Newsom, aveva rinunciato a impugnare la decisione di una Corte d'appello statale di concedere la libertà vigilata alla detenuta, condannata all'ergastolo per l'efferato omicidio dei coniugi Leno e Rosemary LaBianca avvenuto nel 1969.
Per i giudici, Van Houten era caduta sotto l'influenza di Manson dopo un'adolescenza difficile: il divorzio dei genitori, l'abuso di alcol e droga, un aborto forzato. Ed era appena maggiorenne quando conobbe Manson in una comune in California nel 1968, entrando a far parte di quella che i suoi seguaci battezzarono “La Famiglia”: un culto di sesso e omicidi seriali satanici che lasciò una orribile scia di sangue a Los Angeles.
Il massacro più noto ed efferato è stato quello di Cielo Drive, la notte tra l'8 e il 9 agosto del 1969. Quattro componenti della Famiglia erano entrati nella casa al numero 10050 di quel viottolo, dove c'era stata una festa organizzata dalla giovane attrice Sharon Tate, 26 anni, da poco sposata con il regista Roman Polanski.
Armati di revolver calibro 22, coltelli da cucina e una corda di nylon, gli adepti avevano ucciso l'attrice, incinta di otto mesi e mezzo, insieme a tre amici e a un ragazzo di 18 anni che stava lasciando l'abitazione del custode. Polanski era a Londra.
Van Houten non era coinvolta ma era entrata in azione il giorno dopo, macchiandosi dell'uccisione di Leno LaBianca, titolare italo-americano di un supermercato, e di sua moglie Rosemary. Lei, Manson e altri cinque membri della “Family” (di cui tre donne) penetrarono nella casa e svegliarono Leno, assopito sul divano in salotto, puntandogli una pistola in volto. L'uomo fu rassicurato che non gli avrebbero fatto del male e che volevano solo derubarlo. Invece gli legarono le mani, lo accoltellarono e incisero la parola “war” sul suo petto, lasciando un forchettone da cucina infilzato nella pancia e un coltello da bistecca nella gola. Le quattro ragazze poi scrissero messaggi sulle pareti del soggiorno usando il suo sangue: "Death to pigs" (Morte ai porci) e "Rise" (Insorgete). Nel frattempo la banda aveva inferto 41 coltellate anche alla moglie rimasta nella camera da letto, incappucciandola prima con una federa legata al collo col filo della lampada da comodino. Dopo gli omicidi, gli assassini rimasero nella casa, mangiarono del cibo preso dal frigorifero dei LaBianca e si fecero la doccia prima di ritornare in autostop.
(Unioneonline/s.s.)