Vivere un'infanzia serena è oggi un diritto negato per 690 milioni di minori, quasi 1 su 3 al mondo.

Bambine e bambini che muoiono troppo presto a causa di malattie facilmente curabili e prevenibili, che non hanno cibo adeguato per vincere la malnutrizione, che non possono studiare e andare a scuola, che sono costretti a lavorare o a sposarsi precocemente.

È il drammatico quadro evidenziato nel nuovo rapporto sulla condizione dei bambini nel mondo di Save The Children, che fortunatamente sottolinea anche come, rispetto a 20 anni fa, sono stati compiuti progressi significativi: se nel 2000 i minori derubati della propria infanzia erano 970 milioni, oggi sono circa 690 milioni.

Secondo lo studio la Repubblica Centrafricana è il Paese al mondo dove le condizioni di vita per i bambini sono le peggiori; a seguire Niger e Ciad, con 10 stati africani, di cui 6 colpiti da conflitti, ad occupare gli ultimi 10 posti della classifica. Sul versante opposto, il primato dei Paesi più a misura di bambino spetta a Singapore, seguito da Svezia e Finlandia. L'Italia si aggiudica l'ottavo posto in graduatoria, in linea con lo scorso anno, posizionandosi alle spalle anche di Irlanda, Germania, Slovenia e Norvegia.

"Rispetto al passato, le condizioni di vita dei bambini, in tutto il pianeta, stanno facendo registrare miglioramenti enormi: si tratta di una notizia importantissima, che dimostra chiaramente che quando si intraprendono i passi giusti e si mettono in campo le azioni necessarie si possono ottenere risultati straordinari per assicurare un futuro a milioni di minori, anche nei Paesi più poveri e nei contesti più complicati", afferma Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children. "Tuttavia - prosegue - il lavoro è tutt'altro che compiuto perché sono ancora troppi i bambini che continuano a essere privati dell'infanzia che meritano e che soffrono terribilmente a causa di guerre, povertà, cambiamenti climatici. Per questo è fondamentale che i leader mondiali, che nel 2015 si sono impegnati a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, facciano ancora di più e mettano in campo ogni sforzo possibile perché nessun bambino al mondo venga più lasciato indietro".

I DATI - Fra i dati più drammatici contenuti nel rapporto il fatto che ogni giorno, nel mondo, 15mila bambini perdono la vita prima di compiere i 5 anni di età. Tra le cause principali la polmonite, che solo nel 2017 ha provocato la morte di oltre 800mila bambini e che si rivela quindi un'infezione letale che uccide più di diarrea, malaria e Hiv messe insieme. Circa 1 bambino su 4 sotto i 5 anni, inoltre, pari a 152 milioni di bambini al mondo, risulta attualmente affetto da malnutrizione, con gravissime ripercussioni sulla propria crescita e sul proprio futuro. Uno degli indicatori presi in esame dalla classifica stilata da Save the Children riguarda poi l'educazione e rivela che 1 bambino su 6, al mondo, è tagliato fuori da scuola primaria e secondaria. Una percentuale che si alza ulteriormente nei Paesi più poveri, dove non va a scuola 1 bambino su 3, e tra i minori rifugiati (1 su 2 privato della possibilità di studiare).

Sono invece 152 milioni, 1 su 10 al mondo, di cui circa il 50% in Africa, i minori coinvolti nella piaga del lavoro minorile, condannati pertanto a rinunciare a vivere la propria condizione di bambini, di cui quasi la metà costretti a svolgere lavori pesanti e pericolosi che ne mettono a grave rischio la salute e la sicurezza. Ad avere un impatto devastante sulle vite dei minori, sottolinea infine il rapporto, anche la piaga dei matrimoni e delle gravidanze precoci, con 37 milioni di spose bambine stimate nel 2017 e 13 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni che nel 2016 hanno messo al mondo un figlio, esposte a gravi rischi per la loro salute e per quella dei loro bambini e costrette a rinunciare troppo presto a costruirsi il futuro che meritano.

(Unioneonline/v.l.)
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