Terzo giorno di proteste e rivolte nelle Isole Salomone, dove il governatore generale ha annunciato il coprifuoco notturno per la capitale Honiara.

David Vunagi ha decretato "un coprifuoco giornaliero per Honiara dalle 19 alle 6:00, a partire dal 26 novembre, e fino alla sua revoca". 

Migliaia di manifestanti hanno chiesto le dimissioni del premier Manasseh Sogavare scendendo in strada e incendiando scuole, banche, uffici e stazioni di polizia.

Attaccata dalla folla anche la Chinatown della città, dove sono state danneggiate molte imprese cinesi e saccheggiati i negozi.

La polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti in gran parte provenienti dalla vicina isola di Malaita che da tempo lamenta incuria e marginalizzazione da parte del governo centrale e si è anche fortemente opposta al rovesciamento delle alleanze del primo ministro Sogavare, che nel 2019 ha sospeso le relazioni diplomatiche con Taiwan per rivolgersi verso Pechino.

Al contrario i leader di Malaita, la più popolosa delle isole, mantengono ancora i contatti con Taiwan e ricevono enormi aiuti da Taipei e Washington.

Il premier della provincia Daniel Suidani ha accusato Sogavare di essere al soldo di Pechino sostenendo che ha "elevato l'interesse degli stranieri al di sopra di quelli delle Isole Salomone"

E sulla crisi nell'arcipelago del Pacifico è intervenuta la Cina che ha espresso "grande preoccupazione" per i disordini e la sicurezza della Chinatown e della comunità cinese.

Intanto il primo ministro australiano Scott Morrison ha annunciato l'invio di forze militari e di peacekeepin per “fornire stabilità e sicurezza”.

(Unioneonline/v.l.)

© Riproduzione riservata