Si è diffuso su un'area di 1.200 metri quadrati l'incendio scoppiato nelle prime ore del mattino in un deposito di prodotti petroliferi nel distretto russo di Temryuk, vicino al ponte di Crimea, sullo stretto di Kerch, che collega la Russia continentale con la penisola annessa unilateralmente da Mosca nel 2014.

Lo riporta Ria Novosti citando il capo del distretto Fedor Babenkov. Il governatore di Krasnodar Veniamin Kondratyev ha affermato che «l'incendio è stato classificato al più alto grado di difficoltà. È stato fatto ogni sforzo per impedire che il fuoco si propaghi ulteriormente».

Intanto la Russia avrebbe ormai "fallito" l'offensiva in corso dall'inverno nell'Ucraina orientale, che aveva come obiettivo fra l'altro la conquista di Bakhmut. Se ne dicono sicuri gli Usa, mentre si aspetta a questo punto l'ormai famosa controffensiva ucraina di primavera, forse decisiva per le sorti del conflitto.

Kiev fa sapere di aver già costituito 8 nuove brigate d'assalto che vi prenderanno parte, per un totale di 40.000 soldati che hanno tuttavia ancora bisogno di addestramento. Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americano, John Kirby, ha affermato che negli ultimi cinque mesi i russi hanno perso 20.000 uomini che sono stati uccisi e altri 80.000 gravemente feriti. «Cifre buttate a casaccio», ha risposto il Cremlino, mentre il ministro della Difesa di Mosca, Serghei Shoigu, ha assicurato a sua volta che solo nell'ultimo mese sono stati eliminati oltre 15.000 ucraini.

Kiev continua a lamentare che l'Occidente non fornisce tutti i sistemi d'arma necessari per la controffensiva e con Mosca si dice d'accordo: entrambi gli schieramenti hanno detto di non sapere nulla di quella missione per la pace in Ucraina di cui aveva parlato Papa Francesco sull'aereo che lo riportava a Roma dopo la visita in Ungheria. Quindi nessun compromesso.

«Il nostro Stato ha già dimostrato di poter vincere», ha scritto su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ribadendo che l'obiettivo è riconquistare «tutte quelle aree che sono ancora temporaneamente sotto occupazione». Ma il presidente russo Vladimir Putin mostra di non voler abbandonare queste aree, e anzi promette che tutto verrà fatto per lo sviluppo delle regioni annesse alla Russia: Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson.

(Unioneonline/D)

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