Il tycoon e il suo tempio dell'anti-politica: il crollo del mito americano?
Come si è arrivati al caos di Capitol HillPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Stando a quanto si apprende dai “media”, oltre Oceano, in conseguenza del violento attacco senza uguali nella Storia della gloriosa realtà democratica statunitense, si è proclamato lo stato di emergenza fino al prossimo 21 gennaio. Un manipolo di manifestanti pro Trump, infatti, nel corso della giornata di ieri, ha fatto irruzione negli Uffici di Capitol Hill proprio nel momento in cui il Congresso era riunito per certificare la vittoria di Joe Biden, creando disordini e seminando il panico tra i presenti.
Durissimo il bilancio di quell’azione scellerata che ha registrato molti morti e diversi feriti. Per il presidente eletto Joe Biden, la cui proclamazione è stata di fatto temporaneamente sospesa, si è trattato di una “minaccia alla democrazia senza precedenti” che avrebbe offerto al mondo intero un riflesso ingeneroso, un’immagine falsata, di quello che realmente sarebbe l’America, ossia quel magnifico Paese costante baluardo di libertà. Sempre dai media, si apprende, inoltre, che i lavori di Camera e Senato sarebbero ripresi solo dopo diverse ore sulle note sottili delle accorate parole del vicepresidente Mike Pence, il quale ha voluto sottolineare che “la violenza non vince mai” perché solo “la libertà vince”.
Ebbene. Donald Trump è stato sconfitto, questo resta un fatto incontestabile, ma verosimilmente la sua ingloriosa presidenza ha certamente contribuito non solo a cambiare – e aggiungo io: in peggio - un intero Paese, ma anche il modo stesso in cui quel medesimo disorientato Paese era abituato a concepire la Politica e le sue regole. Che fine ha fatto il cosiddetto “soft power”? Esiste ancora il tanto decantato “modello americano”? Oppure esiste soltanto un “modello Trump” sia pure in pieno corto circuito? Perché questa grossa fetta d’America così “geneticamente modificata” non riesce a leggere nella sconfitta elettorale del tycoon il declino di una narrazione populista decadente, ma preferisce, invece, perseverare nel lasciarsi condizionare dalle pretese autoritarie di quello stesso Donald Trump e dalla sua insaziabile sete di potere condizionando così, e forse irreversibilmente, lo stato di salute della politica e della società americana quali punti di forza di un messaggio propagandistico da sempre incisivo e condizionante per il mondo intero?
Offrire risposte valide ed esaurienti è davvero complesso, anche perché complessa e variegata è la stessa società americana, siccome attraversata da “anime” differenti quanto contraddittorie nella loro esplicazione concreta. Ma qualche risposta, ciò nonostante, possiamo tentare di azzardarla. Intanto, perché, anche a prescindere da Donald Trump, che pure ha la colpa, gravissima, di aver innescato quel “finimondo” con i suoi monologhi deliranti e quindi tristemente psicotici, quell’ondata di violenza rappresenta il temibile rigurgito truculento di una narrazione populista logorata dalla percezione distorta della realtà circostante, ovvero e meglio, dall’erroneo convincimento, marchiato a fuoco nella mente di taluni statunitensi, di essere stati frodati all’atto della conta dei voti, e pertanto di essere stati traditi nella considerazione stessa dell’espressione della loro volontà come legittimamente espressa.
Quindi, perché, oggi più che mai la cultura americana si presenta come devastata da diverse crepe condizionanti la tenuta stessa del sistema democratico: se è vero, come è vero, infatti, che il crescente peggioramento delle condizioni di vita delle classi medie ha contribuito ad alimentare ed accrescere la sfiducia nelle istituzioni, è altrettanto vero che la conseguente “convergenza” ideologica tra i due partiti, quello Repubblicano e quello Democratico, ha contribuito, a sua volta, a rendere più instabile il sistema politico e più farraginosa la compatibilità tra il Congresso e il Presidente.
Infine, perché Trump al grido di “America First”, ha decisamente messo all’angolo ogni sia pur timido concetto di “soft power” quale risposta motivata al rapidissimo cambiamento del contesto internazionale globale che aveva assicurato agli Stati Uniti la massima efficienza ed incisività nell’ambito della politica estera. Il declino degli Stati Uniti, o meglio, della Democrazia Americana, appare in tutta la sua drammaticità a cagione, verosimilmente, di un sistema politico sempre più condizionato dall’ideologia nazionalista e provincialistica che ha contribuito alla trasformazione, forse irreversibile sebbene io sia convinta del contrario, dell’intero sistema politico in un apparato disfunzionale, opacizzato e relativo. Il che appare inevitabile nel momento in cui la crisi culturale finisce per divenire inesorabilmente crisi politica.
Donald Trump è stato sconfitto, ed è stato sconfitto legittimamente: lo dobbiamo ripetere perché è doveroso farlo. La sua farsa, costata diverse vite umane, lungi dal potersi definire sempiterna, è destinata a cadere nel dimenticatoio perché i detrattori dei principi democratici non meritano “memoria”, mai. La vittoria di Joe Biden, quanto meno sulla carta, ha segnato, sul piano formale e formalistico, la sconfitta dell’autoritarismo, e questo ha un suo preciso significato, un valore proprio nel momento in cui il presidente uscente ha continuato, imperterrito e feroce, a calpestare le norme utilizzando le istituzioni per le proprie necessità. Una vittoria di Trump avrebbe rappresentato, per gli Stati Uniti, una deriva irreversibile, una perdita di visione che avrebbe condotto gli statunitensi verso forme di governo autoritaristiche incomprensibili all’esterno quanto all’interno. Ora deve prevalere un’autentica rivoluzione delle coscienze per sopravvivere ad una personalità a tal punto devastante, ed il compito di offrire un orizzonte credibile resta ora affidato all’azione moderata e consapevole di Joe Biden e Kamala Harris. “Cancellare” la memoria di Trump per far “risorgere” la società americana. Su questo, a mio modestissimo avviso, si deve oggi lavorare.
Giuseppina Di Salvatore
(Avvocato - Nuoro)