È entrato in vigore in questi giorni l'ultimo giro di vite sull'immigrazione regolare nel Regno Unito. Una novità, giocata dal governo conservatore di Rishi Sunak nel tentativo di recuperare consensi in un anno elettorale segnato finora da sondaggi disastrosi, che è destinata ad abbattersi, fra gli altri, sui giovani europei (italiani inclusi) che continuano ad essere attratti dalle chance del mercato occupazionale dell'isola anche dopo la Brexit.

La stretta è focalizzata in particolare sugli ingressi dei migranti nel Paese come "lavoratori qualificati". E prevede un'impennata da 26.200 a 38.700 sterline annue (45.000 euro circa) per la soglia minima del contratto richiesto per concedere un visto lavorativo a stranieri chiamati a ricoprire ruoli e mansioni in settori economici spesso flagellati da grave carenza di forza lavoro nel Regno.

La decisione è stata presa dopo i dati del 2022. In quell’anno, nonostante la Brexit, i nuovi ingressi registrati sono stati 745mila . E ora l’obiettivo è arrivare a 300mila unità all’anno, favorendo allo stesso tempo l’ingresso solo di personale qualificato.

Attualmente, più di 550mila italiani sono registrati all’Aire, il registro dei residenti stranieri nel Regno Unito. Il 30% sono giovani under 30. Presto scatteranno poi nuove regole anche per gli studenti e per i lavoratori socio-sanitari o di bassa manodopera.

C’è poi la questione legata ai visti che vengono rilasciati per raggiungere un familiare che già si trova nel Regno Unito. Anche qui sarà necessario un salario minimo più alto, rendendo di fatto più difficile il ricongiungimento familiare.

(Unioneonline/v.l.)

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