Gli Stati Uniti stanno pensando di fornire all’Ucraina le bombe a grappolo, armi messe al bando da una convenzione internazionale. E l’idea suscita già polemiche.

A dichiararlo è stato, sul Washington Post, il capo di Stato maggiore interforze americano, il generale Mike Milley, spiegando che si tratterebbe di un modo per dare una mano alla controffensiva di Kiev contro le forze russe, ben protette e rintanate nelle trincee. Controffensiva che, profetizza Milley, «sarà molto difficile e sarà molto lunga e sanguinosa. Non mi farei molte illusioni su questo», vista la lentezza delle operazioni condotte da Kiev con scarsa protezione aerea e di artiglieria.

Milley ha detto anche che la Russia fa ampio uso delle munizioni a grappolo anche sul fronte ucraino. «Gli ucraini le hanno richieste - ha detto il generale Usa - e altri Stati europei ne hanno già fornite (a Kiev) e la Russia le sta utilizzando. È in corso un processo decisionale».

La Russia, l'Ucraina e gli Stati Uniti, insieme a vari altri Stati, non hanno mai aderito alla Convenzione di Dublino del 2008, che ha messo al bando queste munizioni, firmata e ratificata da 123 Paesi, fra cui due terzi dei 30 Stati membri della Nato. Si tratta di granate e bombe più piccole contenute a decine o centinaia all'interno di razzi, proiettili d'artiglieria o bombe d'aereo che esplodendo le disperdono, facendole cadere a pioggia su una larga superficie. Sono considerate inaccettabili perché colpiscono indiscriminatamente e anche perché nel 40% dei casi, secondo stime della Croce Rossa internazionale, restano inesplose, diventando quindi in seguito un'ulteriore, grave insidia per i civili.

(Unioneonline/s.s.)

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