Colpo di scena in Francia. Marine Le Pen e Jordan Bardella, che dopo il primo turno contavano i seggi mancanti per ottenere la maggioranza assoluta e dettavano gli obiettivi su politica estera, interna e immigrazione, restano con un pugno di mosche in mano.

Ai ballottaggi trionfa la gauche e il capo di France Insoumise, Jean Luc Melenchon, rivendica il governo. Il centro macroniano non crolla, anzi supera il Rassemblement Nazionale in termini di seggi. Persino i Repubblicani fanno meglio del flop atteso, dunque la grande sconfitta di ieri sera è Marine Le Pen, tagliata fuori dal patto di desistenza siglato nei giorni scorsi contro di lei.

La sorpresa per i risultati dei ballottaggi è totale. Il Nuovo Fronte Popolare di Melenchon ottiene 182 seggi, il partito del presidente Macron 168, il Rassemblement National di Le Pen 143. Una sessantina di seggi ai Repubblicani. 

La gauche è comunque lontana dai 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta, e il blocco di centro macroniano non ha intenzione di fare alleanze che compendano Melenchon. Il primo ministro Attal intanto si è dimesso.

Macron rivendica la sua scelta di sciogliere il Parlamento: «L’affluenza (al livello record del 67%, ndr) dimostra che i francesi dovevano esprimersi». Subito dopo dall’entourage del presidente arriva un invito alla «prudenza» perché i risultati non garantiscono la creazione di una «coalizione coerente». Macron «aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi».

Le ipotesi che si stanno improvvisando in queste ore sono un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains.

Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l'aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo le dimissioni immediate del premier Attal. «Macron se ne vada o nomini un primo ministro tra le nostre fila», ha dichiarato Jean Luc-Mélenchon, rivendicando la vittoria ottenuta «grazie a una politica in grado di unire la gente, una vittoria che sarà oggetto di studio dalla sinistra di tutto il mondo».

Ma si fanno strada anche i personaggi che, probabilmente, avranno voce nei prossimi giorni nel tentativo di negoziare la coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione ipotizzabile per il governo. «Stasera siamo in testa - ha detto Raphaël Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista - ma di fronte a un'Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare».

Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, Marine Le Pen accusa il colpo. Sul palco del quartier generale è apparso, scuro in volto, Jordan Bardella. Ha denunciato le «alleanze contro natura» tra macroniani e sinistra. «Purtroppo - ha detto - l'alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l'estrema sinistra privano gli elettori di un governo del Rassemblement e gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon».

(Unioneonline/L)

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