Una ragazzina di 15 anni intrappolata sull'isola e costretta a subire abusi tentò di fuggire a nuoto. Ma gli uomini di Jeffrey Epstein, il miliardario morto suicida in carcere e accusato di abusi sessuali e traffico internazionale di minori, la preseto e le sequestrarono il passaporto per evitare che si allontanasse di nuovo.

Sembra un film, ma è una delle nuove accuse formulate dagli inquirenti delle Isolve Vergini su Epstein.

L'azione legale va avanti nonostante il decesso del miliardario, perché mira a sequestrare parte della sua fortuna, stimata in 442milioni di dollari, e le due isole di sua proprietà, Little Saint James e Gran Saint James.

Epstein e i suoi partner, sostiene il procuratore locale, "portavano minorenni nelle Isole Vergini, le tenevano prigioniere e abusavano di loro, causando alle ragazze gravi conseguenze fisiche, mentali ed emotive.

Dopo la morte del miliardario i suoi collaboratori "hanno continuato a cospirare per impedire il rilevamento degli illeciti criminali dell'Epstein Enterprise", sostengono gli investigatori.

Gli abusi di Epstein, tutti su ragazzine tra i 12 e i 17 anni, sarebbero stati compiuti tra il 2001 e il 2018. Lui e gli amici portavano le ragazze nelle Isole Vergini e le spostavano in barca o in elicottero nella proprietà di Little Saint James, che secondo l'accusa è stata acquistata del miliardario proprio per poter agire indisturbato.

(Unioneonline/L)
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