"A nessuno fa piacere ricevere un mandato del genere. Comunque affronterà la questione". Sono le parole di Ronen Dlayahu, avvocato di Shmuel Peleg, il nonno materno di Eitan Biran nei cui confronti è stato spiccato, su richiesta della Procura di Pavia, un mandato di arresto internazionale insieme al suo "aiutante", il cittadino israeliano Gabriel Alon Abutbul.

Dlayahu ha poi spiegato i punti del ricorso di parte che presenterà oggi al Tribunale di Tel Aviv contro la prima sentenza: la residenza abituale del bambino e il suo bene. "La questione adesso è stabilire", ha scandito il legale, se riportando Eitan in Italia "non si provochi in lui un danno superiore al vantaggio. Anche su questo punto abbiamo fatto ricorso. Secondo la difesa, ne riceverebbe un danno”. “Ma fino ad oggi questo bambino non é stato esaminato da nessun esperto", la denuncia. 

Non si ferma, dunque, la battaglia dei familiari del bimbo, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.
Schmuel Peleg, attraverso i suoi legali, ha dunque già presentato ricordo al Riesame di Milano, contro il provvedimento con cui i magistrati di Pavia chiedono che vada in carcere per il rapimento di suo nipote, portato a Tel Aviv due mesi fa. Secondo il gip il nonno non avrebbe avuto nemmeno "pietà" per quel bambino già vittima di una tragedia inaudita.  Ma il dato di fatto, però, è che quel mandato d'arresto internazionale potrà essere eseguito con consegna dell'uomo all'Italia, semmai, solo se il 58enne espatrierà, perché già ieri da fonti del Ministero della Giustizia si è saputo che Israele non estrada i propri cittadini.

Con l'ultima mossa della Procura di Pavia, che si è vista accogliere dal gip Pasquale Villani la richiesta di custodia in carcere per Peleg ma anche per il suo autista-aiutante Gabriel Alon Abutbul, "soldato di ventura" della nota agenzia di contractor statunitense BlackWater, il caso del piccolo Eitan, 6 anni, già duramente segnato dalla vita e conteso dai due rami familiari, si è spostato in ambito penale.

Tuttavia, già da oggi l'attenzione torna a Tel Aviv dove la Corte distrettuale è stata chiamata a esprimersi sul ricorso presentato dal nonno contro la sentenza della giudice Iris Ilotovic-Segal che, sulla base della Convenzione dell'Aja sulla sottrazione internazionale di minori, ha dato ragione alla zia Aya Biran, tutrice legale. Con lei, col marito e le due cugine viveva Eitan fino a che Shmuel non l'ha portato via l'11 settembre, durante una delle visite concesse, prima in macchina fino a Lugano e poi con un volo privato in Israele. Ora fino alla decisione di secondo grado il bimbo non può tornare in Italia, dato che il ricorso ha stoppato la decisione favorevole al suo rientro.

La sentenza dovrebbe essere annunciata nei prossimi giorni, secondo i legali. "È stata un'udienza molto significativa - ha detto Ronen Dlayahu - I giudici hanno esaminato i documenti, soppesato i punti ed io spero che sia emesso un verdetto che tenga conto dell'interesse del minore per gli anni a venire".

(Unioneonline/v.l.)

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