La Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e per l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant nell'ambito della guerra a Gaza. Stesso mandato è stato spiccato anche per il leader di Hamas Deif, che lo Stato ebraico ritiene però di aver ucciso. L’accusa è quella di «crimini di guerra».

Il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp ha spiegato che i Paesi Bassi «collaborano pienamente con la Cpi» e sono pronti ad eseguire l’arresto. Ma in base agli accordi, i 124 Stati che aderiscono alla Cpi hanno l'obbligo di eseguire i mandati di arresto sul loro territorio, qualora Netanyahu o Gallant si recassero in questi Paesi, rendendo di fatto quasi impossibile per loro viaggiare all'estero. 

Immediata la reazione del Governo di Tel Aviv. «La decisione antisemita della Corte penale internazionale equivale al moderno processo Dreyfus, e finirà così. Israele respinge con disgusto le azioni e le accuse assurde e false contro di lui da parte della Corte Penale Internazionale, che è un organismo politico parziale e discriminatorio», ha dichiarato in una nota dell'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

«Non c'è niente di più giusto della guerra che Israele conduce a Gaza dal 7 ottobre 2023, dopo che l'organizzazione terroristica Hamas ha lanciato un attacco contro di esso e ha compiuto il più grande massacro commesso contro il popolo ebraico dai tempi dell'Olocausto», hanno aggiunto i portavoce di Netanyahu.

(Unioneonline)

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