Accordo raggiunto sul filo del rasoio, e al ribasso, alla conferenza sul clima di Glasgow, fino all’ultimo momento ostaggio del rifiuto dell’India di abbandonare rapidamente il carbone per la produzione energetica.

Tutti i 197 Paesi delle Nazioni Unite hanno aderito. Ma l’accordo è stato raggiunto piegandosi alla richiesta dell’India di sostituire il termine “phase out” con “phase down” sull’utilizzo del carbone per la produzione energetica: in sostanza, diminuzione al posto di uscita. Su richiesta dell’India è stata anche aggiunta la previsione di finanziamenti per sostenere la transizione energetica.

E che sia una sconfitta lo dimostra il momento di emozione del presidente della cop26 Alok Sharma, che a stento ha trattenuto le lacrime mentre si scusava perché il negoziato di Glasgow si è concluso con il passaggio annacquato nella bozza sui combustibili fossili.

"Mi scuso per il modo in cui il processo si è svolto, sono profondamente dispiaciuto ma è importante proteggere questo pacchetto”, ha detto tra gli applausi.

Per il resto l’accordo mantiene l'obiettivo prioritario di tenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi dai livelli pre-industriali: un grosso passo avanti rispetto all'Accordo di Parigi, che puntava di più sul restare sotto 2 gradi. I tagli alle emissioni rimangono del 45% al 2030 rispetto al 2010, e zero emissioni nette intorno alla metà del secolo. La bozza prevede anche una revisione entro la fine del 2022 degli impegni di decarbonizzazione dei singoli stati.

I Paesi meno sviluppati denunciano che nel testo non ci sono gli impegni per il fondo da 100 miliardi di dollari all'anno previsto dall'Accordo di Parigi per aiutare a decarbonizzare. E non si prevede neppure un fondo, richiesto a gran voce dagli stati in via di sviluppo, per ristorare i danni e le perdite dovute al cambiamento climatico. Tuttavia votano, anche la Cina non pone veti. L’unica è l’India, che alla fine costringe tutti alla revisione dell’accordo prendendosi gli attacchi di diversi Paesi che alla fine si sono detti “delusi” da questa intesa al ribasso.

E delusa si è detta anche Greta Thunberg, paladina del movimento ambientalista “Friday for Future”, secondo cui la Cop26 è stato solo un “Bla, bla, bla". "Il vero lavoro continua fuori da

queste stanze. E non ci arrenderemo mai, mai", ha scritto l'attivista su Twitter. 

(Unioneonline/L)

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