Un uomo di 43 anni è stato arrestato oggi dalla Polizia in un villaggio dell'Uttar Pradesh, in India, con l'accusa di tentato omicidio, per avere sventrato, con un coltello, il ventre della moglie, incinta di quattro mesi.

Secondo i media, il feto è nato morto, mentre la donna, abbandonata in casa in un lago di sangue, versa in prognosi riservata in un ospedale di Delhi, dove ha subito un intervento d'urgenza.

I suoi familiari hanno denunciato alla polizia che il marito l'avrebbe aggredita su istigazione di un sacerdote del villaggio, per conoscere il sesso del nuovo figlio in arrivo, il sesto dopo la nascita di cinque femmine.

La preferenza degli indiani per i figli maschi è una tradizione con profonde radici socio-culturali, difficilissime da estirpare. L'uccisione delle neonate femmine, che ne consegue, e' ancora molto praticata.

L'India ha reso illegale anche l'ecografia, che può rivelare il sesso del bambino, ma in molti ambulatori l'esame viene comunque effettuato.

Secondo uno studio del Fondo sulla Popolazione delle Nazioni Unite (UNFPA), pubblicato lo scorso giugno, in India negli ultimi 50 anni sarebbero state eliminate quasi 46 milioni di bambine appena nate. Si calcola che ogni anno quasi 460 mila neonate vengano uccise con l'aborto selettivo o con l'abbandono e la mancanza di cure e cibo, subito dopo la nascita. Nonostante le ripetute campagne per sradicare questa piaga, mentre nel 1961 per ogni 1.000 maschi nella fascia d'età di sette anni si contavano 976 femmine, nel 2011, secondo l'ultimo censimento, il dato è sceso a 914 bambine.

(Unioneonline/F)
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