La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta relativa alla morte di Giulio Regeni. I pm hanno emesso quattro avvisi di chiusura delle indagini, che precedono la richiesta di processo, per appartenenti ai servizi segreti egiziani.

Le accuse, a seconda delle posizioni, sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Chiesta, invece, l'archiviazione per una quinta persona, un altro 007 del Cairo per cui "non sono stati raccolti elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l'accusa in giudizio".

A rischiare di finire sotto processo sono il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quest'ultimo indagato, oltre al sequestro di persona pluriaggravato contestato a tutti, è accusato anche di lesioni personali aggravate (essendo stato introdotto il reato di tortura solo nel luglio del 2017) e dell'omicidio del ricercatore friulano.

"Come previsto dal codice di procedura penale gli indagati e i loro difensori d'ufficio hanno ora venti giorni di tempo per presentare memorie, documenti ed eventualmente chiedere di essere ascoltati", la conclusione della Procura.

LA RICOSTRUZIONE - Sevizie durate giorni che causarono a Giulio Regeni "acute sofferenze fisiche" messe in atto anche attraverso oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni: questa la drammatica descrizione delle violenze subite dal ricercatore italiano nel corso dei suoi giorni di sequestro in Egitto fornita dai magistrati di Roma nell'atto di chiusura delle indagini. I magistrati scrivono che nei confronti di Regeni per "motivi abietti e futili e con crudeltà" sono state "cagionate lesioni" e "la perdita permanente di più organi". Giulio è stato seviziato "con acute sofferenze fisiche, in più occasioni ed a distanza di più giorni attraverso strumenti dotati di margine affilato e tagliente ed azioni con meccanismo urente". Una azione che ha causato "numerose lesioni traumatiche a livello della testa, del volto, del tratto cervico dorsale e degli arti inferiori; attraverso ripetuti urti ad opera di mezzi contundenti (calci o pugni e l'uso di strumenti personali di offesa, quali bastoni, mazze) e meccanismi di proiezione ripetuta del corpo contro superfici rigide ed anelastiche".

(Unioneonline/v.l.)
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