La restituzione degli atti del processo all'ufficio del promotore di giustizia per procedere a quanto sollecitato da molte delle 10 difese: l'interrogatorio preliminare dei vari imputati non sentiti durante l'istruttoria. 

È la richiesta, che lui stesso ha detto "potrà sorprendere", avanzata dal Pg aggiunto Alessandro Diddi all'inizio della seconda udienza del processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.

L’ex cardinale Angelo Becciu è imputato per peculato e abuso d’ufficio, oltre che per "subornazione" di un testimone (si tratta di monsignor Alberto Perlasca, cui avrebbe cercato di far ritrattare le deposizioni accusatorie chiamando in aiuto il superiore gerarchico diocesano, il vescovo di Como Oscar Cantoni) nell’ambito di un’inchiesta che vede coinvolte anche altre nove persone e quattro società.

Per l'accusa il processo va quindi "azzerato" per consentire un effettivo rispetto dei diritti di difesa.

Il Tribunale si pronuncerà domattina, come anche sulle richieste di nullità avanzate dalle difese.

Il processo originato dall'acquisto da parte della Santa Sede del palazzo di Sloane Avenue a Londra, ed estesosi anche ad altre vicende, rischia così di fermarsi ancora prima di incominciare.

Nel suo intervento a inizio udienza - alla presenza di soli due imputati, Becciu e Mauro Carlino - Diddi ha ammesso che "è un dovere venire incontro alle esigenze difensive sul corretto interrogatorio dell'imputato davanti a questo ufficio".

"Noi interpretiamo le norme del Codice di procedura penale non come un modo di imbrigliare le prerogative della difesa, ma anzi come un momento di tutela di tali diritti, e vogliamo dare testimonianza che non vogliamo calpestarli. E la possibilità, ora, di rendere un interrogatorio conoscendo gli atti delle indagini è un aspetto che non si deve negare agli imputati".

Il pg aggiunto ha affermato che "sono stati rivolti attacchi molto violenti a questo ufficio e a questo Tribunale. Secondo alcuni esiste una sentenza di condanna già scritta. Esprimiamo anche nei confronti del Tribunale il nostro disagio: si tratta di forzature per condizionare la terzietà del Tribunale".

Il rappresentante dell'accusa ha ricordato anche che "c'è chi parla addirittura di prove false. Noi non abbiamo capito quali sarebbero. Il processo sta crescendo con una montatura di polemiche fuori dalle righe - ha continuato -. Diteci quali sarebbero queste prove false: eventualmente vorremmo indagare anche su questo. Pensare che in questo processo ci siano prove false è una cosa che non ci possiamo permettere".

Su questi aspetti anche il presidente Giuseppe Pignatone ha detto la sua, sottolineando che "tutto quello che viene citato a livello giornalistico per noi è totalmente irrilevante. Conta solo quello che è agli atti del processo, soprattutto quando riusciremo ad averli nella loro completezza. Da parte del Tribunale c'è la massima serenità".

Alla richiesta di rinvio all'accusa degli atti del processo si sono associate le parti civili - Segreteria di Stato, Apsa e Ior -, rimettendosi comunque alla decisione del Tribunale.

La richiesta è stata invece definita "irricevibile" dalle difese degli imputati, che hanno insistito a vario titolo sulle loro istanze di nullità del decreto di citazione a giudizio (un altro modo di "azzerare" il procedimento), contestando sia il mancato interrogatorio degli imputati, sia la "denegata giustizia" per l'impossibilità di esercitare i propri diritti, sia, soprattutto, il mancato deposito degli atti, in particolare le registrazioni audio e video dell'interrogatorio del testimone-chiave Perlasca, ancora oggi mancanti e non disponibili alla difesa, nonostante l'ordinanza sul loro deposito emanata dal Tribunale nella precedente udienza del 27 luglio scorso.

Il presidente Pignatone alla fine ha rinviato l'udienza a domani mattina per la lettura dell'ordinanza con cui il Tribunale "scioglierà la maxi-riserva" su tutte le eccezioni, istanze e richieste delle parti. 

(Unioneonline/F)

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