Sono rientrati in Italia i connazionali coinvolti nell’attentato di ieri a Tel Aviv, dove un ragazzo di 35 anni, Alessandro Parini, è morto, falciato dall’auto guidata da un arabo israeliano.

La tensione nel Paese resta altissima, con il premier Benjamin Netanyahu che richiama i riservisti e il prolungamento della chiusura dei valichi di transito con la Cisgiordania e con Gaza. Secondo i media domani a Gerusalemme sarà elevato lo stato di allerta per preghiere pasquali di massa al Muro del Pianto.

Parini era arrivato ieri a Tel Aviv. «Una volta sistemati - ha raccontato l’amico che era con lui - siamo andati a farci un aperitivo in un bar. Poi ci siamo incamminati verso il lungomare per raggiungere Giaffa dove dovevamo cenare in un ristorante». «Stavamo camminando sul lungomare quando abbiamo sentito il rumore dell'auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi –  continua -. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso a terra nel sangue». 

LA VITTIMA – Lo studio legale e il mare, le cause in Cassazione e i viaggi in posti lontani, gli amici e la passione per la bicicletta. Era questo il mondo di Alessandro Parini. I genitori oggi lo ricordano con un mazzo di fiori in mano e poche parole: «La semplicità, la riservatezza, e la modestia», citano come suoi segni distintivi. «Dove è arrivato e i traguardi da lui ottenuti - aggiungono uscendo dalla loro casa nel quartiere di Monteverde a Roma - non li conosceva nessuno, solo lo studio per cui lavorava. Alessandro era fatto così». Un vicino di casa ricorda il giovane con affetto: «Era educato e riservato. Viaggiava tanto e viveva da solo. L'avevo visto prima di partire. Era felice, certamente come chiunque prima di un viaggio».

Diplomato al liceo Massimo, il prestigioso istituto dei Gesuiti che ha visto tra i banchi di scuola anche Mario Draghi, con una votazione di 100 su cento, si era dedicato agli studi giuridici, in particolare al diritto amministrativo. Si era laureato nel 2011 alla Luiss di Roma, poi aveva conseguito il dottorato di ricerca all'università di Tor Vergata, sempre a Roma. Dal 2014 era abilitato all'esercizio della professione di avvocato e l'anno scorso aveva superato l'esame per poter patrocinare dinanzi alla Corte di Cassazione e alle altre giurisdizioni superiori. Si occupava di diritto dei contratti pubblici, della concorrenza e delle comunicazioni elettroniche ed era socio dell'Associazione giovani amministrativisti.

Ma i successi sul lavoro non gli avevano fatto perdere la voglia di stare con gli amici, o di fare una passeggiata in bicicletta, dalla pista ciclabile sul lungotevere di Roma alla pedalata nel cuore di Milano con il Duomo sullo sfondo. Alessandro amava soprattutto viaggiare, da Bali a Petra in Giordania, da Zanzibar a Rodi in Grecia fino a Istanbul.

L’ATTENTATORE – Si chiamava Yusef Abu Jaber l'arabo israeliano che sul lungomare di Tel Aviv ha travolto Parini con la sua auto. Padre di sei figli e già nonno, malgrado avesse solo 45 anni, era considerato nella località araba di Kfar Kassem (a nord est di Tel Aviv) una persona mite. In passato aveva gestito un negozio di giocattoli, dove arrivavano clienti ebrei provenienti anche dagli insediamenti ebraici della Cisgiordania. Negli ultimi anni lavorava con la moglie come addetto alle pulizie in un liceo alla periferia di Tel Aviv.

L'ipotesi in Israele - accreditata peraltro anche a Gaza da Hamas e dalla Jihad islamica - è che possa essere rimasto molto turbato dalle immagini di violenze avvenute nei giorni scorsi alla moschea al-Aqsa di Gerusalemme. Finora lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) e la polizia israeliana - che pure si dicono certi che si tratti di un attentatore - non hanno trovato alcuna traccia di un particolare impegno politico o religioso. Oggi la polizia conferma che non ha esploso alcun colpo di arma da fuoco. All'interno dell'auto - secondo la radio militare - è stata trovata un'arma giocattolo, scomposta in alcuni pezzi. 

(Unioneonline/D)

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