Armi occidentali sul territorio russo: posizioni diverse fra i Paesi Ue
Diversità di vedute nell’esplicazione concreta del sostegno a KievPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Benché ogni singolo Stato Membro dell’Unione Europea continui a conservare la propria autonomia di scelta, l’ipotesi dell’utilizzo delle armi degli “alleati” sul suolo russo parrebbe restare ancora un punto di discussione importante, siccome differenti sembrerebbero le posizioni sul punto. E forse, altrimenti non potrebbe essere.
Se l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza, Josep Borrell, dal canto suo, sembrerebbe insistere nel sostenere che l’Ucraina, «secondo il diritto internazionale, può reagire attaccando i luoghi da cui viene attaccata», dall’altro il Ministro degli Esteri Italiano, Antonio Tajani, ha voluto ribadire che l’Unione non è in guerra contro la Russia al fine di giustificare il diniego del governo all’eliminazione delle restrizioni sull’utilizzo delle armi occidentali.
Due posizioni sicuramente entrambe legittime, nulla quaestio. Ma che riflettono una certa diversità di vedute sulle modalità, se così le volessimo definire, dell’esplicazione concreta del sostegno a Kiev. Due posizioni che, pur nella loro diversità, non sembrerebbero incidere, allo stato, e comunque, sull’intento comune della prestazione di un sostegno.
È appena il caso di ricordare, infatti, che nel corso della prima sessione di voto della nuova legislatura, tenutasi a luglio del corrente anno, il Parlamento Europeo aveva voluto approvare una specifica risoluzione, sia pure non a maggioranza assoluta (495 voti favorevoli, 137 contrari tra cui quello di Lega e Movimento 5 Stelle per quanto era stato dato apprendere, e 47 astensioni), finalizzata a confermare il sostegno per l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale.
Al di là delle singole sensibilità registrate in argomento, e delle divergenze tra le posizioni rilevabili all’interno dell’Unione Europea nel suo complesso, ma anche all’interno dei singoli Stati Membri tra i vari partiti di riferimento, di soluzioni negoziali non sembrerebbe ancora parlarsi. Peraltro, nella circostanza, lo stesso Partito Democratico, manifestando un intendimento vicino a quello del Ministro degli Esteri Italiano, pur esprimendo il proprio sostegno all'Ucraina nel difendersi contro la Russia, tuttavia, aveva parimenti espresso il proprio dissenso in merito alla proposta di eliminare le restrizioni all'utilizzo di armi occidentali contro obiettivi militari sul medesimo territorio russo.
Intendiamoci, anche a scanso di eventuali fraintendimenti di sorta: non parrebbe trattarsi di una contraddizione, e sarebbe probabilmente ingeneroso considerarla tale per tutte le implicazioni, per certi versi imprevedibili sul piano delle dinamiche internazionali, che la circostanza della rimozione delle ridette restrizioni sarebbe idonea a determinare. Sembrerebbe trattarsi, piuttosto, di una posizione ispirata a massimo senso pratico di buon senso diplomatico, siccome diretta ad evitare ogni potenziale escalation del conflitto. D’altra parte, e del resto, parrebbero doversi tenere in considerazione le posizioni di quanti vorrebbero un maggiore impegno diplomatico verso la pace e la cessazione di un conflitto peraltro sopraggiunto a ridosso del già difficilissimo periodo pandemico. Dicendolo diversamente: non si tratterebbe di ridurre la questione al se si possa o meno discorrere in termini di titubanza rispetto al sostegno ad una popolazione in difficoltà.
Non sembra davvero essere questo il termine della questione. Perché l’impegno in tal senso non sembra potersi discutere trattandosi di un impegno rivelatosi costante nel corso degli anni dal febbraio 2022 all’attualità. Piuttosto, il rallentamento dell’intera economia mondiale cui dal periodo pandemico ad oggi parrebbe essersi assistito, e l’inflazione ancora per certi versi di difficile controllo, in uno al protrarsi di un conflitto del quale non parrebbe intravedersi una conclusione, sembrerebbero tutte circostanze (il condizionale appare doveroso) idonee a mettere a dura prova la popolazione mondiale.
Nelle more, anche in merito alle future sorti del conflitto, ed anche al di là delle diverse posizioni registrabili all’interno dell’Unione Europea e dei singoli Stati Membri, mentre Ucraina e Russia continuano a confrontarsi sul campo di battaglia, ad incidere sullo stesso ridetto conflitto potrebbe intervenire il voto quanto più prossimo degli americani i quali, invero, nella scelta del loro futuro Presidente, andranno anche a riflettere la propria differente sensibilità rispetto alle sorti di un conflitto che sembrerebbe aver destabilizzato sul piano sociale il continente Europeo e non solo.
Mentre infatti Kamala Harris, candidata presidenziale del Partito Democratico alle elezioni che si terranno il giorno 5 del mese di novembre prossimo, ha dichiarato che continuerà a sostenere l’Ucraina, Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, in diverse occasioni, sembrerebbe invece aver affermato che quel sostegno andrebbe ridotto, e/o, ad ogni buon conto, subordinato all’avvio di colloqui di pace con Kiev. Posizioni differenti che, con buona verosimiglianza, in ragione delle implicazioni di ordine economico che la prosecuzione del conflitto potrebbe riflettere, andranno ad incidere sulla preferenza di voto degli elettori americani innanzitutto.
Ma allora, se la scelta dell’elettorato americano andasse a ricadere sulla persona di Donald Trump, quali conseguenze, quella scelta, potrebbe riflettere, se le rifletterà, sulla posizione dell’Unione Europea nel suo complesso e all’interno dei singoli Paesi Membri rispetto ad un argomento di siffatta rilevanza?
Ogni singolo Paese, relativamente al contesto del conflitto e/o dei conflitti attualmente in corso, sembrerebbe aver focalizzato i propri limiti, le proprie priorità rispetto alle quali indirizzare il proprio sostegno. E da questi limiti, da queste priorità, non sembrerebbe potersi prescindere.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro