Perché, nonostante i sospetti e le accuse di abusi e molestie a minori e seminaristi, l'ex cardinale Usa Theodore McCarrick - oggi 90enne e privato della porpora e poi ridotto allo stato laicale da Papa Francesco nel 2019 al termine del processo canonico - riuscì lo stesso a ottenere incarichi di prestigio?

Perché, nonostante le ombre che lo accompagnavano da anni. il prelato statunitense, già vescovo ausiliare di New York con Paolo VI, fu promosso a vescovo di Metuchen nel 1981, ad arcivescovo metropolita di Newark nel 1986 e poi destinato a Washington (2000) e infine ordinato cardinale?

IL DOSSIER - Sono alcune delle domande cui ha cercato di dare risposta un Rapporto, commissionato proprio da Papa Francesco per fare luce sulla carriera di McCarrick all'interno della Chiesa.

E ora arrivano le risposte: le promozioni furono possibili perché, all'epoca, non emersero "informazioni credibili che suggerissero una condotta scorretta da parte sua". Ma anche perché quattro vescovi del New Jersey non confermarono con certezza "una qualche cattiva condotta sessuale" dell'allora vescovo, fornendo anzi informazioni al proposito "non accurate e incomplete".

Lo stesso McCarrick, inoltre, in una lettera a monsignor Dziwisz, segretario di Papa Wojtyla, aveva negato di aver mai avuto rapporti sessuali con chicchessia, e tanto meno di aver compiuto abusi. Una posizione che fu ritenuta veritiera.

"PETTEGOLEZZI" - Inoltre, sempre all'epoca, mancavano testimonianze dirette delle vittime e le voci insistenti sugli abusi vennero presto derubricate a "pettegolezzi".

Lo stesso valga l'aver condiviso il letto con i seminaristi, a detta di McCarrick senza mai atti sessuali, circostanza sminuita a semplice "imprudenza".

Insomma, nel 2000 i vertici della Chiesa ignoravano gli abusi e dunque il presule venne promosso e ottenne il titolo di cardinale.

NUOVE ACCUSE - Poi, però, nel 2005 emersero nuovi elementi accusatori e la Santa Sede cambiò repentinamente idea, chiedendo a McCarrick di dimettersi "spontaneamente".

Ma solo nel 2017, con il cardinale ormai pensionato, venne avviato il processo canonico. Ora la ricostruzione della vicenda, con particolare attenzione a ciò che è accaduto negli anni "dentro" la Chiesa, è arrivata, grazie al rapporto commissionato da Bergoglio.

LE INTERVISTE - Si tratta di circa 400 pagine, basate si basa sull'esame di numerosi documenti dei vari Dicasteri della Curia romana e della Nunziatura di Washington, ma anche su 90 interviste testimoniali, raccolte fra maggio 2019 e ottobre 2020, a prelati, funzionarititi anche cardinali e vescovi degli Stati Uniti, funzionari, ex seminaristi e sacerdoti informati sui fatti.

Il dossier, comunque, non affronta la questione della colpevolezza dell'ex cardinale per il diritto canonico, poiché già definita dal processo della Congregazione per la Dottrina della fede, e conclusosi con le dimissioni dallo stato clericale.

IL "DOLORE" DEL PAPA - "Pubblichiamo il Rapporto con dolore per le ferite che la vicenda ha provocato alle vittime, ai loro familiari, alla Chiesa negli Stati Uniti, alla Chiesa Universale", ha detto il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, commentando la diffusione del dossier.

"Come ha fatto il Papa, anch'io ho potuto visionare le testimonianze delle vittime contenute negli 'Acta' sui quali il Rapporto è basato e che sono depositate negli archivi della Santa Sede. Il loro contributo è stato fondamentale", spiega Parolin, ricordando quanto Francesco scriveva nella sua Lettera al Popolo di Dio dell'agosto 2018 a proposito degli abusi sui minori: "Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale, ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite".

"Negli ultimi due anni, mentre veniva condotta l'indagine che ha portato a questo Rapporto - sottolinea poi il segretario di Stato -, abbiamo fatto dei passi in avanti significativi per assicurare maggiore attenzione alla tutela dei minori e interventi più efficaci per evitare che certe scelte avvenute in passato possano ripetersi". Ma "dalla lettura del documento emergerà che tutte le procedure, compresa quella della nomina dei Vescovi, dipendono dall'impegno e dall'onestà delle persone interessate".

"ERRORI" - "Nessuna procedura, infatti, anche la più perfezionata, è esente da errori, perché coinvolge le coscienze e le decisioni di uomini e di donne. Ma il Rapporto avrà degli effetti anche in questo: nel rendere tutti coloro che sono coinvolti in tali scelte più del peso delle proprie decisioni o delle omissioni", prosegue Parolin. Che conclude: "Sono pagine che ci spingono a una profonda riflessione e a chiederci che cosa possiamo fare di più in futuro, imparando dalle dolorose esperienze del passato".

(Unioneonline/l.f.)
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