Altissima tensione nei Balcani.

Il  presidente della Serbia Aleksandar Vucic, nella sua qualità di capo supremo delle Forze armate, ha ordinato lo stato di massima allerta per l'Esercito e le forze di polizia del Paese balcanico.

Una decisione, spiegano i media di Belgrado, presa per difendere la popolazione serba di fronte alle «crescenti provocazioni e minacce alla sicurezza e alla incolumità fisica da parte delle autorità del vicino Kosovo, in particolare nel nord dello Stato controllato da Pristina. 

Qui i serbi protestano, accusando il governo kosovaro di attuare nei loro confronti politiche vessatorie e discriminatorie. 

La Serbia, ha detto il primo vicepremier e ministro degli esteri Ivica Dacic, è pronta a intervenire in caso di attacco ai serbi del Kosovo. Anche se, ha aggiunto, Belgrado è sempre impegnata a risolvere tutti i problemi con il dialogo e a mantenere la pace nella regione.

«Noi siamo per la pace e il dialogo, ma se si arrivasse ad attacchi fisici e all'uccisione di serbi, e se la Kfor non dovesse intervenire, la Serbia sarà costretta a farlo», ha detto Dacic citato dai media.

Il ministro degli esteri ha al tempo ricordato le tre linee rosse che Belgrado ritiene invalicabili. Primo: la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo. Secondo: il fermo no all'indipendenza del Kosovo e alla sua eventuale ammissione all'Onu e ad altre importanti organizzazioni internazionali. Terzo: la difesa della sicurezza e dell'incolumità fisica dei serbi del Kosovo. 

(Unioneonline/l.f.)

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