Il 24 febbraio 2022 viene identificata con la data dell’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Quel giorno Vladimir Putin annuncia l’avvio di un'operazione militare speciale nel Donbass, cominciando l’invasione del territorio sotto Kiev.

Quattro i fronti di attacco: dal nord puntando dalla Bielorussia verso la capitale ucraina, da nord-est verso Charkiv, da sud partendo dalla Crimea già occupata, e da sud-est da Luhans'k e Donetsk.

I russi subiscono durante l’avanzata dal fronte settentrionale numerose perdite e trovano una potente resistenza dell’Ucraina, con le truppe che circondano Kiev. Tra marzo e aprile i militari di Mosca ripiegheranno abbandonando il piano di entrare nella capitale.

Tra offensive e controffensive, diverse città ucraine cadono sotto il controllo russo, ad esempio – a maggio – Mariupol.

Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky (Ansa)

I bombardamenti si susseguono e colpiscono obiettivi militari e civili, comprese infrastrutture, in luoghi lontani dal fronte. Quando Putin, a fine settembre, annuncia che 300mila cittadini con addestramento militare devono andare in guerra, sono migliaia i giovani che fuggono oltrepassando i confini.

Sono passati due anni e il numero ufficiale delle vittime non esiste: da una parte e dall’altra si tende a non diffondere cifre precise, questo anche per non incentivare malumori fra civili e militari. Sono comunque decine di migliaia fra Russia e Ucraina. E non tutti i morti hanno avuto degna sepoltura, sono infatti state ritrovate in più occasioni delle fosse comuni.

La guerra, insomma, prosegue e finora i tentativi diplomatici e politici internazionali non sono riusciti a raggiungere un definitivo stop alle operazioni.

(Unioneonline/s.s.)

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