"Chiusura dei confini comunali dopo le 14 dal 19 dicembre fino al 6 gennaio".

Lo riporta la nuova ordinanza che adottata dal presidente del Veneto, Luca Zaia, in attesa che arrivi il nuovo provvedimento del Governo con ulteriori restrizioni in vista delle feste natalizie.

"Non so cosa farà il Governo, sinceramente non possiamo aspettare ulteriormente , Non possiamo arrivare a lunedì, martedì e non sapere ancora cosa succederà. Abbiamo atteso 5 giorni e non ho ancora ben capito cosa accadrà", ha detto il governatore.

"Lo avevo detto ieri che se non ci sarebbero state delle misure, noi le avremmo adottate in autonomia" ha rilevato Zaia.

"Mi sembra che - ha aggiunto - c'è Italia Viva che è più morbido nella linea rispetto al ministro Speranza, gli altri che hanno invece preso una linea più rigida. Io non entro in questo dibattito. Dico solo che il Veneto è Veneto. Punto. Nessuno può dubitare he noi ci siamo sempre assunti la responsabilità Il mio non è un atto di eroismo, ma adesso c'è bisogno di guardare in faccia alla realtà".

A Natale "chiudano ma a patto che ci siano i ristori in percentuale sulle perdite di fatturato. Se è vero che si pensa a una misura dal 24, sarà fondamentale, in sicurezza, lasciare spazio nei prossimi giorni ai cittadini di fare la spesa. E per il giorno di Natale, adottando il modello tedesco, pranzi limitati alla stretta cerchia famigliare", ha detto il governatore veneto in un'intervista a "La Stampa", dove aggiunge che "noi non faremo barricate se il governo vuole chiudere perché prima di tutto viene la salute della gente, ma non possiamo chiedere ai cittadini sacrifici se non c'è certezza sui ristori. Non si può fare gli eroi con il portafoglio degli altri".

"Le differenze tra noi e la Germania sono almeno due - spiega parlando della scelta del lockdown - la prima è che hanno un governo più credibile che fin dal primo lockdown aveva fatto la scelta di intervenire sul delta del fatturato delle aziende confrontato con i mesi dell'anno precedente. La seconda è che i cittadini sanno che nel momento in cui sono costretti a rimanere a casa avranno il bonifico sul conto corrente e non le lotterie, i ristorni, le mance".

Ma, dice che "il vero tema è la pressione ospedaliera; anche in questo caso però bisogna capirsi: il 31 marzo abbiamo avuto il picco nelle nostre terapie intensive con 356 ricoverati e il primo aprile la punta massima di ricoverato Covid non in terapia intensiva con 2068 pazienti. Oggi abbiamo 373 terapie intensive, più o meno in linea con marzo, però abbiamo un terzo in più di ricoverati. Vuol dire che, non avendo avuto misure restrittive come a marzo e maggio, l'infezione pesa per due motivi: il primo è che il distanziamento sociale oggi da noi non c'è; l'altro, di cui nessuno parla, è che il lockdown di marzo aveva eliminato tutta una serie di accessi alle terapie intensive che invece oggi funzionano".

(Unioneonline/F)
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