Il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha disposto l'iscrizione nel Registro degli indagati per frode processuale o depistaggio per la pm del caso Yara, Letizia Ruggeri, a conclusione dell'udienza di opposizione all'archiviazione presentata dai legali di Massimo Bossetti. La vicenda riguarda la conservazione di reperti dell’inchiesta che nel 2018 ha portato all'ergastolo, con condanna definitiva, del muratore di Mapello.

La trasmissione degli atti alla Procura per il gip serve per «permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell'opponente» che richiedono «un necessario approfondimento», sia al fine di «permettere alla stessa un'adeguata difesa». Archiviate le posizioni del presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo e della funzionaria dell’ufficio corpi di reato Laura Epis. Per Ruggeri invece ci saranno altri accertamenti «a fronte di una denunzia-querela e di un atto di opposizione di parte offesa (Bossetti ndr) in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm».

Dopo controlli del Dna a tappeto, Ruggeri risolse nel 2014 il caso della ragazzina di Brembate di Sopra (Bergamo) scomparsa e uccisa, quattro anni dopo il delitto. Bossetti con i suoi difensori Claudio Salvagni e Paolo Camporini ha presentato una denuncia per frode processuale e depistaggio alla procura di Venezia, che si occupa dei magistrati. Nel mirino lo stato di conservazione dei 54 campioni di Dna residui trasferiti, dopo i tre gradi di giudizio, dal San Raffaele di Milano all’ufficio corpi di reato a Bergamo.

Più volte gli avvocati hanno chiesto di poter accedere ai reperti dell’indagine ma dai giudici hanno sempre ricevuto un no.

Il Procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani, si dice «francamente sorpreso che dopo tre gradi di giudizio, dopo sette rigetti dei giudici di Bergamo sia all'analisi che alla verifica dello stato di conservazione dei reperti e dei campioni residui di dna» vi sia stata l'iscrizione nel Registro degli indagati della pm Ruggeri. Sorpreso, spiega il magistrato, che «si imputi ora al pm il depistaggio riguardo la conservazione delle provette dei residui organici», dopo che «nei tre gradi di giudizio era stata respinta la richiesta difensiva di una perizia sul Dna, dopo la definitività della sentenza sopravvenuta nell'ottobre 2018 che ha accertato la colpevolezza dell'autore dell'omicidio di Yara, e dopo che era passato più di un anno da tale definitività».

I 54 residui organici, erano «rimasti regolarmente crio-conservati in una cella frigorifera dell'istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della sentenza della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il Codice di procedura», ricorda il capo della Procura orobica.

«Il provvedimento di Venezia arriva dopo che per altre due volte la Corte d'Assise di Bergamo aveva negato ai difensori l'accesso a tali provette e dopo che la procura di Venezia aveva chiesto l'archiviazione della posizione del presidente della Corte d'Assise di Bergamo e di una cancelliera a seguito della denuncia per depistaggio, e dopo che la Corte d'Assise di Bergamo aveva disposto la trasmissione degli atti a Venezia per la valutazione delle accuse di illegalità che la difesa di Bossetti aveva avanzato nei confronti della Procura di Bergamo - conclude Chiappani -. Mi pare di capire che vi sia stata una specifica richiesta al gip di trasmissione atti alla Procura di Venezia da parte della difesa di Bossetti contro il pm Letizia Ruggeri. E quindi il provvedimento del gip possa inserirsi nel quadro di questa nuova denuncia. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega».

(Unioneonline/D)

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