"Nella nomina di Renato Marra, il fratello Raffaele non ha avuto alcun potere discrezionale. Si è limitato a

eseguire una mia direttiva nell'ambito della procedura di interpello per i nuovi dirigenti. Il suo fu un ruolo compilativo".

Queste le parole del sindaco di Roma Virginia Raggi, oggi interrogata in aula nel processo che la vede imputata per falso in merito alla nomina di Renato Marra, fratello dell'ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, alla Direzione turismo del Comune.

"Raffaele non aveva potere discrezionale, perché la scelta era mia. Lui si limitava solo a firmare un atto. Allora secondo me non si sarebbe dovuto astenere", ha aggiunto il primo cittadino davanti al giudice monocratico.

L'esponente del Movimento 5 Stelle di fatto ha ribadito quanto aveva scritto nella lettera alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio Mariarosa Turchi, che a sua volta aveva ricevuto una segnalazione dell'Anac.

"Nella nomina di Renato Marra per me non c'erano anomalie, tanto che pensai perché l'Anac non mi chiedeva nulla anche sull'opportunità di astensione di Raffaele sulla sua stessa nomina al Personale. Ho scelto in totale autonomia", ha aggiunto Raggi.

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo durante l'esame della sindaca ha però sottolineato che "l'Anticorruzione voleva sapere solo se Raffaele Marra, premesso che il sindaco decideva, avesse partecipato in concreto invece di astenersi, come dovuto per legge".

Il sindaco della Capitale ha replicato dicendo che anche oggi riscriverebbe "la stessa cosa all'Anticorruzione", anche se ha ammesso "di avere saputo solo dopo," quando "sono stata interrogata in procura, della riunione fra l'assessore Adriano Meloni e il responsabile del personale Antonio De Santis in cui Raffaele Marra fece il nome del fratello Renato. Devo dire però che Meloni si prese subito la paternità della scelta di Renato Marra e la difese anche dopo che il caso finì all'attenzione della stampa".

(Unioneonline/F)
© Riproduzione riservata