Tre campionati italiani, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, un titolo di capocannoniere della Serie A e una Coppa dei Campioni nel grande Milan di Sacchi: questo il curriculum vitae di Pietro Paolo Virdis, unico sardo ad aver alzato al cielo la coppa dalle grandi orecchie.

Nato a Sassari 60 anni fa, ma di Sindia (paesino poco distante), è una vera e propria leggenda isolana e icona del calcio italiano degli anni Ottanta.

Ha giocato con i più grandi (Van Basten, Zico, Zoff, Scirea) senza mai dimenticare le sue origini e le esperienze al Cagliari e alla Nuorese.

Virdis si è tolto soddisfazioni incredibili, come quella di essere il miglior marcatore di sempre del Milan in Coppa Uefa, raggiunto solo quest’anno dal portoghese André Silva nell’ormai nuova Europa League.

Oppure aver segnato la doppietta decisiva nella sfida scudetto col Napoli di Maradona nella stagione ’87-88.

Insomma, un bomber di razza, umile e orgoglioso, che ora, con la stessa tenacia del campione, gestisce la sua enoteca a Milano (Il gusto di Virdis, in una bella via in zona Sempione) dove insieme a sua moglie si gode la vita tra un sorso di buon vino e gli amici di sempre.

Pietro, lei è una delle leggende del calcio sardo, nonché l'unico ad aver vinto la coppa dei campioni. Soddisfatto?

“Diciamo che ho fatto il possibile perché le cose andassero bene. So che tanti sardi mi stimano e sono felice che per L'Unione Sarda sia venuto a trovarmi. Riguardo la Coppa dei Campioni, sì, fu una grande soddisfazione. Poi ai tempi c'era l'eliminazione diretta e le seconde del campionato andavano in Coppa Uefa. Il livello era decisamente più alto rispetto a quello attuale”.

Virdis ha giocato con i più grandi, diventando anche capocannoniere della Serie A
Virdis ha giocato con i più grandi, diventando anche capocannoniere della Serie A
Virdis ha giocato con i più grandi, diventando anche capocannoniere della Serie A

C'è un suo erede o qualcuno in cui si rivede? Magari in Sardegna...

“Mi piacciono molto gli attaccanti che lavorano per la squadra, forse perché mi rivedo in loro: io ero così. Dzeko è molto forte; non solo segna, ma riesce anche a lavorare benissimo per la squadra. E poi ha grande personalità, non è facile imporsi con tutte le critiche ricevute al primo anno. Mi piace molto anche Pavoletti, forte di testa come lo ero io”.

Ora si è dato alla ristorazione: le piace la sua nuova dimensione o sarebbe voluto rimanere nel mondo del calcio?

“Nel mio locale mia moglie cucina, io mi occupo dei vini, che sono la mia seconda passione dopo il calcio. Mi trovo bene in questa dimensione perché spesso rivedo amici, ex compagni e tanti sardi che vengono a trovarmi".

Il "Gusto di Virdis" in via Piero della Francesca
Il "Gusto di Virdis" in via Piero della Francesca
Il "Gusto di Virdis" in via Piero della Francesca

Non le è pesato l'addio al calcio?

“In realtà non ho sofferto molto l'addio al calcio. Ho sempre dato tutto e quando mi sono ritirato ero abbastanza soddisfatto. Ora c'è la mia enoteca, la mia famiglia, i miei amici e sono contento così”.

In carriera ha segnato molti gol ed era anche un eccellente rigorista. Favorevole o contrario al VAR?

“Credo che spezzetti il gioco, ma renda le partite più limpide dal punto di vista arbitrale. Non voglio schierarmi, dico solo che se ci fosse stato ai miei tempi avrei fatto molti più gol. Almeno 10/15 (ride..). Per quanto riguarda i rigori ero molto abile, anche se l'unico in carriera me l'ha parato proprio un sardo (giocava nel Pisa)”.

Lei ha giocato con campioni di livello mondiale: qual è il più forte di tutti?

"Non mi piace far un solo nome, anche perché è impossibile. Tra Milan, Juventus, Udinese (dove c'era Zico) penso di aver condiviso lo spogliatoio con alcuni dei giocatori migliori di sempre. Il nostro campionato, ai tempi, non era "di transito", anzi volevano venire tutti in Serie A. Per questo è difficile dire un giocatore: forse Riva, ma lì oltre all'aspetto tecnico c'è anche quello affettivo".

Pensa che ora la squadra di Sarri possa fare lo scherzetto alla Juventus?

“Sono un'ottima squadra, ma la Juventus è anni che detta legge e spesso è andata molto avanti anche in Europa”.

Juventus o Roma in Champions?

“Non sono riuscito a vedere la Roma, mentre la Juventus sì. Credo che siano stati sfortunati perché nel primo tempo le due squadre hanno giocato alla pari. Subire un gol nei primi minuti, soprattutto in casa, è sempre un problema, ma loro hanno reagito bene. Nel secondo tempo poi è cambiato tutto e con l'uomo in meno va da sé che il Real abbia preso il largo”.

Cosa pensa del Cagliari attuale?

“Sono costruiti per salvarsi. Non ci si può aspettare molto di più, bisogna soffrire fino all'ultima giornata, ma ce la possono fare”.

Contro l'Hellas è una vera e propria sfida salvezza...

“Ho visto giocare diverse volte la squadra di Lopez sia dal vivo che in Sardegna. Devo dire che sono una buona rosa e spesse volte hanno espresso un buon calcio. Hanno avuto molta sfortuna e a volte sono crollati in maniera abbastanza inspiegabile. Penso però che abbiano tutte le carte in regola per salvarsi e contro l'Hellas sarà determinante. Il Verona è una diretta concorrente per la salvezza e dopo la sconfitta contro il Benevento è il momento giusto per allungare anche su di loro”.

Una curiosità: Virdis, Zola o Riva?

“Direi che per valore affettivo scelgo Riva. Era un mio idolo fin da piccolo ed essendo attaccante non posso che scegliere lui. Poi in carriera ho giocato con calciatori di altissimo livello come Van Basten, Scirea, Zoff. Ne potrei citare tantissimi, tutti allo stesso livello dal punto di vista tecnico. Riva però è stato qualcosa di più che un semplice bomber, quantomeno per me. Scelgo lui”.

Filippo Migheli

(Unioneonline)
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